« Edizione e non-edizione della poesia contemporanea in Italia »: presentazione

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Mots-clés

poésie, contemporaine, édition, revues, bilingue, traduction, édition critique

Keywords

poetry, contemporary, publishing, reviews, bilingual, translation, critical publishing

Plan

Texte

Il primo dossier di questa rivista è dedicato all’edizione della poesia contemporanea in Italia. Questa problematica nasce da una ricerca più ampia sull’editoria e la letteratura, condotta dal gruppo « Il Laboratorio » dell’Università di Tolosa, imperniata sull’edizione di testi in italiano, inediti o rari, di tutte le epoche in Italia e all’estero. In occasione di un recente convegno tenutosi a Tolosa su questo tema, nel novembre 2008, è scaturito un vero dibattito che vorremmo continuare qui, in questo spazio aperto agli interventi che ci saranno proposti.

L’edizione di un testo comporta una serie di aspetti tecnici e di scelte filologiche, critiche, estetiche, che vanno dalla ricostituzione dello stato o dei diversi stati del testo, all’annotazione, la storia, vedi l’esegesi, ma anche gli elementi paratestuali (copertina, risvolto, prefazioni ecc.) e, nel caso di un’edizione straniera, la traduzione e l’eventuale edizione bilingue. Ogni curatore è confrontato dunque a scelte di ordine differente a cominciare dalla riflessione sul senso stesso dell’edizione o riedizione di un testo. Così come è interessante riflettere su tutti gli aspetti dell’edizione, è altrettanto importante chiedersi perchè quel testo sia rimasto inedito: è proprio la sua assenza infatti che si fa notare, come una lacuna, una dimenticanza oppure una censura patente o latente, vedi un’autocensura dell’autore.

Nel caso della poesia, le lacune di pubblicazione o di ristampa mostrano una condizione un po’ paradossale. Da un lato infatti la poesia rimane poco letta, poco comprata e poco commerciale. I libri si stampano in pochissimi esemplari e sono spesso mal distribuiti: basti osservare la diminuzione dello spazio consacratole nelle grandi librerie, come avviene ormai anche per le riviste letterarie, specie di poesia. Nel contempo essa continua a godere di uno status nobile che le conferisce un posto fondamentale tanto nell’ambito degli studi letterari quanto in una certa volgarizzazione mediatica che non esita a citarla come luogo di alta espressione e creazione della lingua, della scrittura in genere e anche del pensiero.

Dunque il tema dell’« edizione-non edizione » della poesia, nella fattispecie contemporanea, non nasce semplicemente da un approccio generico o formale (la poesia oggi ha peraltro diverse forme, anche non scritte, che passano a volte per le arti figurative o visuali) che consisterebbe nello studiare di volta in volta l’edizione di tale o tale genere letterario, ma da questa condizione limite che è propria alla poesia come « genere » poco commerciale. Pur non trattando qui direttamente tutti gli aspetti del rapporto alla cultura nella nostra società dei consumi, il dibattito è comunque fondamentale già dal punto di vista della ricerca letteraria. Da tempo infatti gli specialisti non cedono al facile argomentario che consisterebbe a dire che la poesia è poco letta, dunque poco pubblicata, perchè poco accessibile. Al contrario essi rivendicano la possibilità di scelta del pubblico in un ambito ideale di offerta libraria più vasto e non limitato al solo criterio commerciale.

Se la poesia è difficile è perchè essa non è tributaria del discorso ma della parola, una parola non istituita, originaria, istantanea, in uno spazio che è « aperto » nel senso agambiano. È una parola che nomina (e non solo che designa), origine dell’atto del linguaggio, tendente à liberarsi dalla sintassi e, per dirlo con Henri Maldiney, « nascente con il mondo, e in cui il mondo si manifesta come in sé stesso, nell’aperto, apparendo »1. Si tratta di una vera « esperienza poetica del dire », come dice ancora Flavio Ermini in un’intervista a Luigi Nacci (2007), esperienza non confinata a un’idea di « genere »:

Mi piace pensare a una parola originaria, che nascendo nomina e nominando non è subito fagocitata dalla cosa che le si pone di fronte. Mi piace pensare a una parola che nomina e nominando indica il percorso percettivo che la conduce verso la cosa. Una parola così è in grado di farsi poesia e saggistica insieme.2

Dunque scrivere, recitare, tradurre e pubblicare poesia, o una parola poetica al di là dei generi, equivale quasi a un atto di resistenza contro la banalizzazione del dire.

Chiedendoci che posto ha oggi la poesia nel panorama editoriale e nella ricerca, apriamo un dibattito che si declina in diverse altre domande, per esempio sugli spazi esistenti e potenziali: quali sono gli spazi più consoni all’edizione e diffusione della poesia contemporanea? Come affrancarsi dalle leggi di mercato? Qual’è il ruolo delle riviste? Quali possibilità offre internet? Ma anche domande sulle modalità di edizione e presentazione di un testo attraverso la pratica dell’edizione critica, mono o bilingue. A questo proposito, pur restando nell’ambito della poesia contemporanea, vorremmo allargare il campo di studi all’edizione della poesia italiana all’estero o di quella straniera in Italia.

Considerate le ampie prospettive di questo argomento, nel dossier saranno via via inseriti articoli su almeno alcuni punti cruciali che sono: il ruolo delle riviste, siano esse cartacee o in rete; l’edizione critica di un testo contemporaneo; la questione della traduzione e autotraduzione poetica; il ruolo di internet sia come alternativa alla grande distribuzione, tramite le edizioni numeriche, sia come spazio aperto a siti essenziali per gli italianisti del mondo intero, per esempio Italinemo che recensisce gli articoli delle riviste di italianistica nel mondo.

Il ruolo delle riviste

Cominciamo dalle riviste perchè esse rappresentano un luogo più accessibile per i poeti e i traduttori di poesia straniera. Sono principalmente quest’ultime ad assumere oggi il ruolo di trasmettere, conservare, vedi salvare, la poesia contemporanea. Per questo abbiamo voluto dare la parola qui ai direttori (e in questo caso cofondatori) di due riviste contemporanee, emblematiche entrambe, che sono Anterem di Verona e L’Immaginazione di Bari.

Anterem è stata fondata nel 1976. Contrariamente ad altre riviste, la poesia straniera non è separata da quella italiana ma pubblicata con traduzione a fronte cercando di rispettare al massimo anche la spaziatura originaria. Inoltre non si separano poesia e pensiero, testi immaginativi o estetici, ma si avvicendano completandosi in numeri tematici organici che suggeriscono di volta in volta un diverso aspetto filosofico-estetico. Gli articoli di accompagnamento critico sono dunque rarissimi e brevi poichè il più grande spazio è dedicato ai testi stessi. Così Anterem è una delle riviste che oggi fa conoscere in Italia poeti e saggisti stranieri nel maggior rispetto possibile dei testi originari.

L’Immaginazione, la rivista di Manni editori, esiste dal 1984. Con il suo aspetto quasi minimalista di giornalino, è uno degli spazi che accoglie i grandi nomi della letteratura e della critica contemporanee. La poesia vi occupa uno spazio notevole e da qualche anno anche la poesia straniera ha la sua rubrica. Corre nell’Immaginazione uno spirito militante per la letteratura e anche per la salvaguardia di spazi alternativi ai grandi gruppi di mercato; a questo proposito essa ha assunto un ruolo attivo proprio nel dibattito sulle riviste letterarie a partire dal convegno dell’aprile 1987, con numeri dedicati all’organizzazione e tendenze delle nuove riviste e alla nuova letteratura (aprile-giugno1987 e gennaio 1988).

L’edizione critica e la traduzione

Sull’edizione critica moltissimi aspetti meritano riflessione e confronto di esperienze di ricerca. La traduzione è uno di questi, in passato in parte sottovalutato o considerato come un atto tecnico, oggi rivalutato come lavoro di ricerca ma anche di creazione in quanto vera e propria riscrittura poetica. Infatti la traduzione non solo presuppone delle scelte poetico-estetiche fondamentali ma è già di per sé un’esperienza poetica. Esperienza della traversata: dalla lingua dell’altro alla propria lingua ma anche traversata all’interno della propria lingua, come passaggio creativo dal vuoto, quello della poesia non ancora formata, alla pienezza di quella nuova. Concludiamo questa breve presentazione con una citazione da Antonio Prete proprio su questa condizione di « lontananza dalla propria lingua » che appare insita all’atto poetante:

L’altra lingua per un poeta non è solo la lingua dell’altro – della sua storia e cultura, della sua identità e delle sue forme – ma anche la lingua della lontananza. Una lontananza che, con le sue fascinazioni, invita all’avventura dell’attraversamento, dà dell’enigma un’immagine prossima, mostra del senso, per così dire, la sua schiuma sonora, la sua ridondante e splendidamente arbitraria musica. Questa alterità chiama alla prossimità. Ma se nella sua propria lingua il poeta sperimenta l’esilio dal senso pieno, nell’altra lingua prova quanto fragile e provvisoria sia la familiarità con la propria lingua. Si tratta, infatti, di una familiarità fondata sul relativo, sul particolare, sulla distanza da ogni assolutezza. è in questa doppia esperienza che il poeta educa lo sguardo all’osservazione dei rapporti che intercorrono tra le lingue. E apprende come la poesia sia soprattutto una sostanza – di pensiero e di suono – che trascorre tra le lingue, sotto le lingue.

Per questo, tradurre, per il poeta, è un atto necessario. Un atto che è compiuto anche in assenza di una concreta traduzione.3

Note de fin

1 Tradotto da : Henry MALDINEY, L’Art, l’éclair de l’être, Parigi, Comp’Act, 1993, p.99.

2 Flavio ERMINI, Le parole come polline, intervista rilasciata a Luigi Nacci, gennaio 2007; http://lellovoce.altervista.org/spip.php?article643.

3 Antonio PRETE, Della poesia per frammenti, Verona, Anterem Edizioni, 2006, p. 49.

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Référence électronique

Margherita Orsino, « « Edizione e non-edizione della poesia contemporanea in Italia »: presentazione », Line@editoriale [En ligne], 1 | 2009, mis en ligne le 01 février 2017, consulté le 28 avril 2024. URL : http://interfas.univ-tlse2.fr/lineaeditoriale/123

Auteur

Margherita Orsino

margherita.orsino@gmail.com

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