La nascita della coscienza critica moderna

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Résumés

Viene descritta la nascita della coscienza critica moderna, un atteggiamento intellettuale che, rompendo con la tradizione medievale, raggiunge la sua massima espressione durante l’Illuminismo. Dopo aver dato una definizione di coscienza critica moderna si passa alla trattazione di alcuni autori che assumono questo atteggiamento intellettuale.

It is described the birth of the modern critical consciousness, an intellectual attitude which, breaking with the medieval tradition, reaches the highest expression during the Illuminism. After giving a definition of modern critical consciousness you go to the discussion of some authors who have this intellectual attitude.

Texte

La coscienza critica moderna è il frutto di un’evoluzione intellettuale che partendo con la crisi della civiltà comunale ha il suo punto d’approdo nel criticismo kantiano quando cioè il soggetto pensante opera un definito cambiamento di prospettiva per quanto riguarda l’atto della conoscenza; questo cambiamento fa sì che la conoscenza culmini, almeno in un primo momento, nel soggettivismo. Successivamente il soggetto pensante opera una scelta venendo così meno quell’adeguamento passivo alla realtà storica come era accaduto durante tutto il Medioevo. La coscienza critica moderna non possiede una configurazione statica nel senso cioè che si evolve continuamente nel corso della storia; mettendo insieme i concetti kantiani di sensibilità e intelletto1 è utile riflettere, per esempio, sulla differenza tra la rappresentazione della donna fatta da Dante Alighieri in Tanto gentile e tanto onesta pare e quella fatta da Francesco Petrarca in Erano i capei d’oro a l’aura sparsi per arrivare infine a scorgere l’approdo novecentesco della rappresentazione della donna, quella fatta da Umberto Saba in A mia moglie non disdegnando perciò di richiamare alla memoria quel senso di circolarità dell’agire umano che caratterizza l’eterno ritorno di Nietzsche2. Il pluralismo delle istituzioni comunali, impregnato di quella libertas tanta cara a Dante, e la sua crisi mostrano i primi segni di quella che sarà poi la coscienza critica moderna. Ma Dante, influenzato dalla Scolastica medievale, non ne coglie appieno l’importanza rimanendo perciò confinato in un orizzonte in cui il momento della scelta coincide con la totale sottomissione dell’uomo alla volontà divina. Nella realtà di fatto ciò non fa che tradursi nell’identificazione dell’Uno con il Tutto ovvero nel riconoscimento da parte del poeta dell’autorità imperiale:

« Era incline a riportare a un’unica causa (l’assenza di un’autorità politica universale) tutti gli aspetti negativi del mondo contemporaneo »3.

L’esperienza della libertas sarà vissuta da Petrarca come dramma personale venendo meno, con la formazione delle Signorie, il pluralismo delle istituzioni comunali. Con Petrarca siamo di fronte ad una delle prime forme di coscienza critica di un intellettuale che riflette sulla possibilità di scegliere autonomamente il proprio percorso di vita come emerge dal Secretum:

Aug. « O cece, necdum intelligis quanta dementia est sic animum rebus subiecisse mortalibus, que eum et desiderii flammis accendant, nec quietare noverint nec permanere valeant in finem, et crebris motibus quem demulcere pollicentur excrucient? »

Fr. « Siquid habes efficacius profer; nunquam hoc me sermone terrueris; neque enim, ut tu putas, mortali rei animum addixi »

Aug. « O cieco, non capisci ancora quale follia è il rendere l’animo così schiavo dei beni mortali, che lo accendono di fiamme di desiderio, e non sanno appagarlo, e non riescono a durare sino alla fine, e con frequenti agitazioni lo straziano mentre promettono di accarezzarlo? »
Fr. « Se hai qualche argomentazione più convincente, esponila: non mi atterrirai con codesti discorsi; poiché io non ho rivolto il mio animo a cosa mortale ».4

Quest’atteggiamento costituisce il primo passo verso quell’humanitas che tanta importanza ha avuto nel recupero della cultura classica contribuendo così allo sviluppo della civiltà rinascimentale e moderna. La coscienza critica moderna è uno sguardo verso la realtà gravido in un primo momento di passato, poi avviene la rottura con esso ovvero la crisi del soggetto e una sua presa di coscienza (e di posizione) nei confronti del periodo storico in cui vive. Il passato viene conservato nella memoria del soggetto e, a seconda dei periodi storici che, per esempio, vengono qui presi in esame, incide sulla sua presa di coscienza; ciò dipende dalla capacità introspettiva del soggetto grazie alla quale egli ha già operato, prima cioè della presa di coscienza del periodo storico, la rappresentazione di un possibile scenario o realtà storici (fase del soggettivismo). Con l’esperienza della realtà di fatto avviene la scelta del soggetto che comprende perciò che il passato coincide con un modello archetipico ovvero con la rappresentazione che egli ha dato di un possibile scenario o realtà storici. In questo modo sensibilità e intelletto sono complementari facendo così evitare al soggetto da un lato gli errori di una ricezione meramente passiva della realtà, dall’altro una scelta del soggetto che non tenga debitamente conto della sua interpretazione della realtà di fatto, elemento questo che se venisse a mancare darebbe luogo a idiosincrasie preconcette. In effetti il soggetto pensante inizia col considerare la coscienza critica come momento centrale nella propria vita, in termini cioè di scelte morali, solo a partire dal secolo XVII e il suo modo di rapportarsi alla realtà storica risente enormemente degli orientamenti culturali dell’epoca precedente. La visione dell’epoca rinascimentale si era espressa attraverso l’individualismo ed il naturalismo: l’uomo aveva assunto un particolare atteggiamento nei confronti della vita che gli appariva sotto aspetti innumerevoli e inconciliabili tra loro. Infatti se da un lato la visione antropocentrica dell’universo e della storia rifletteva il desiderio di essere artefici del proprio destino, dall’altro essa rendeva spesso incapaci di valutare appieno le proprie azioni ovvero le possibilità di intervento nella vita reale facendo così trasparire un sottofondo di ironia (si pensi alle Satire dell’Ariosto) o di celata inquietudine (si pensi alle Lettere del Tasso):

Liberamente te ’l confesso: or chiudi
la bocca, che a difender la bugia
non volli prender mai la spada né scudi5;

« In quanto al rimanente, Vostra Signoria sappia, che in…6 molti mi molestano, ma nessuno me ne caccia: io però sono risoluto di cedere quel luogo che non credo che facilmente mi fosse tolto7 » .

Proprio in questo senso si avvertivano i retaggi della civiltà medievale nella quale avevano rivestito un ruolo fondamentale la suddivisione della società in classi sociali che avrebbe ritardato per secoli la nascita dei valori civili fondati sul consenso popolare, e una concezione del potere dietro la quale si nascondeva l’inconscio desiderio dell’uomo di trascendere la propria natura illudendosi così di raggiungere una condizione esistenziale di felicità perenne. E nel Rinascimento questa condizione ci è data, per esempio, nella Gerusalemme Liberata quando Erminia è tra i pastori ovvero da quel felice ed incontaminato rapporto tra io e natura che Tasso spera duri il più a lungo possibile:

Guida la greggia a i paschi e la riduce
con la povera verga al chiuso ovile,
e da l’irsute mamme il latte preme
e ’n giro accolto poi lo stringe insieme8.

Anche nella sua Primavera Botticelli annulla il rapporto io-realtà attraverso una rappresentazione della natura in cui i richiami di un lontano passato si fondono con le aspettative del domani. Nel Rinascimento inizia però ad emergere l’idea di una coscienza critica in senso moderno cioè svincolata dall’ottica metafisica del pensiero medievale nonostante le aspirazioni egoistiche dei Principati come testimonia il Principe di Machiavelli:

« non si curi di incorrere nella fama di quelli vizii, sanza quali possa difficilmente salvare lo stato; perché, se si considerrà bene tutto, si troverrà qualche cosa che parrà virtù, e seguendola sarebbe la ruina sua, e qualcuna altra che parrà vizio, e seguendola ne riesce la securtà e il bene essere suo9 ».

Il secolo XVII è il secolo della scienza moderna fondata sul metodo sperimentale galileano ciòè sull’osservazione empirica dei fenomeni e non su astratte congetture come l’universo tolemaico la cui struttura, fatta propria dalla Chiesa, rifletteva quella della società medievale. Ne consegue la crisi del principio d’autorità della Chiesa che spesso si era fatta sentire attraverso il Tribunale dell’Inquisizione per salvaguardare il proprio potere politico: si pensi alla sorte toccata a Giordano Bruno per aver sostenuto nel dialogo De l’infinito, universo e mondi l’esistenza di altri mondi simili al nostro, il che rendeva di colpo nulla la centralità dell’uomo nell’universo in quanto creatura privilegiata da Dio rispetto agli altri esseri viventi:

BRU. Cossì dunque gl’altri mondi sono habitati come questo?
FRA. Se non cossì, et se non megliori10.

Per salvare la propria vita Galilei fu costretto ad abiurare la teoria copernicana11, ma la coscienza critica moderna, insofferente ai dogmi, non sarebbe venuta meno e alla fine avrebbe riconosciuto la validità delle scoperte scientifiche. La volontà di superare i limiti imposti da una cultura conservatrice si era già espressa nel secolo XV con il superamento delle colonne d’Ercole e la scoperta del Nuovo Mondo, eventi che ribaltavano l’interpretazione del folle volo di Ulisse punito da Dante all’Inferno per essersi opposto al volere divino:

[…] e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo 12.

Il secolo XVII è anche il secolo del razionalismo, del cogito ergo sum di Cartesio, del pensiero che inizia a liberarsi dei vecchi schemi ideologici13. La visione rinascimentale della storia secondo cui si poteva prevedere il corso degli eventi cede il passo al sensualismo amoroso che pervade il senso dell’esistenza come testimonia l’Adone di Marino:

Da guerreggiar non hai, poiché i reami
e di Frigia e di Lidia or stanno in pace,
né dei tu, d’ozi amico e di riposi,
altri conflitti amar che gli amorosi 14.

Adesso sono i comportamenti della gente comune e non più quelli degli eroi dei poemi cavallereschi a richiamare l’attenzione degli scrittori come nella Secchia rapita di Tassoni:

Due compagnie di lance e di corazze,
Una dinanzi e l’altra iva di dietro.
I cursori del popol con le mazze
Facevan ritirar le genti indietro;
Che correan tutte a gara come pazze
A la vicina porta di San Pietro,
Per veder quella secchia a la campagna,
Credendosi che fosse una montagna15.

L’osservazione del reale si concentra sugli aspetti più crudi della materia, basta guardare i quadri del Caravaggio. Nel secolo XVIII la coscienza critica è prerogativa degli illuministi che danno avvio a quel processo riformatore che dalla società dell’Antico Regime, fondata ancora sui rapporti feudali, porta alla Rivoluzione francese. Diverse sono le interpretazioni di questa realtà di cambiamenti. Per esempio nel Giorno Parini descrive un mondo, quello della nobiltà, che gli è estraneo; le descrizioni dei personaggi affidate unicamente alla percezione dei sensi assorbono il poeta a tal punto che finiscono per offuscarne la coscienza:

[…] Torcesi e freme
sbalordito il geloso: a fuggir pensa;
ma rattienlo il sospetto. Il romor cresce,
il rombazzo, il frastono, il rovinìo.
Ei più regger non puote; in piedi balza,
e con ambe le man tura gli orecchi16 ».

L’unica certezza di Parini è la funzione civile del poeta come emerge dal Dialogo sopra la nobiltà:

POETA. …Se io avessi a risuscitare, io per me, prima d’ogni altra cosa, desidererei d’esser uomo dabbene, in secondo luogo d’esser uomo sano, di poi d’esser uomo d’ingegno, quindi d’esser uomo ricco, e finalmente quando non mi restasse più nulla a desiderare, e mi fosse pur forza di desiderare alcuna cosa, potrebbe darsi che per istanchezza io mi gettassi a desiderar d’esser uomo nobile, in quel senso che questa voce è accettata presso la moltitudine17

Alfieri trova nella solitudine, vissuta con spirito titanico e battagliero, la forza per opporsi al caos della storia come testimonia il Saul:

(ATTO QUINTO, SCENA QUINTA)

SAUL
– Ecco già gli urli
dell’insolente vincitor: sul ciglio
già lor fiaccole ardenti balenarmi
veggo, e le spade a mille… – Empia Filiste,
me troverai, ma almen da re qui… morto. –18 .

I personaggi delle commedie di Goldoni sono invece caratterizzati da un profondo realismo che seppur a volte li rende cinici, permette loro di operare le proprie scelte coscienti di dover essi stessi costruire la propria vita poiché non esiste avvenire certo come testimonia La locandiera:

SCENA IX. – Mirandolina sola.

« Uh, che mai ha detto! L’eccellentissimo marchese Arsura mi sposerebbe? Eppure, se mi volesse sposare, vi sarebbe una piccola difficoltà. Io non lo vorrei. Mi piace l’arrosto, e del fumo non so che farne19  ›.

Grazie all’eredità del Parini con Foscolo la coscienza critica diventa storica a tutti gli effetti come dimostra l’idea di nazione presente nei Sepolcri:

Ma più beata ché in un tempio accolte
serbi l’itale glorie, uniche forse
da che le mal vietate Alpi e l’alterna
onnipotenza delle umane sorti
armi e sostanze t’invadeano ed are
e patria e, tranne la memoria, tutto.
Che ove speme di gloria agli animosi
intelletti rifulga ed all’Italia,
quindi trarrem gli auspici20 .

Per Foscolo l’unificazione dell’Italia è affidata a coloro i quali, eredi della virtus degli antichi, sono capaci di grandi azioni. Questa concezione, ancora individualistica, della storia è l’evoluzione di quelle di Petrarca e di Machiavelli; basta ricordare la canzone Italia mia, benchè ’l parlar sia indarno di cui i versi 93-96 concludono il Principe:

Virtù contro a furore
Prenderà l’arme; e fia el combatter corto:
Ché l’antico valore
Nelli italici cor non è ancor morto21.

Nel secolo XIX anche il Romanticismo predilige la coscienza critica da una prospettiva individualistica spingendo l’uomo alla propria realizzazione nella storia; allo stesso tempo però le esigenze dell’individuo confluiscono nelle ideologie borghese e democratica come accade in Italia con il Risorgimento. A causa delle sue vicende personali, ne I Promessi Sposi e ne Il cinque maggio Manzoni sposta sul piano trascendente, quello della religiosità cristiana, il rapporto uomo-storia non essendo, secondo lui, l’uomo capace di garantire la stabilità comune:

« E poi, la Provvidenza m’ha aiutato finora; m’aiuterà anche per l’avvenire22 »;

Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò23.

La scelta dello scrittore di affidare le sorti umane a Dio caratterizza anche la sua ideologia democratica come emerge da Marzo 1821:

Se la terra ove oppressi gemeste
preme i corpi de’ vostri oppressori,
se la faccia d’estranei signori
tanto amara vi parve in quel dì;
chi v’ha detto che sterile, eterno
sarìa il lutto dell’itale genti?
chi v’ha detto che ai nostri lamenti
sarìa sordo quel Dio che v’udì?24.

Per Leopardi l’idealismo romantico è una costruzione metafisica dell’io dietro cui si nasconde l’istinto del piacere che spinge l’uomo a soddisfare i suoi bisogni materiali. L’uomo sentendosi appagato da essi vive in una condizione di noia altrimenti è preda del dolore. È attraverso il dolore che egli comprende che non sono la ragione e il progresso ad averlo reso infelice, ma l’essere parte della natura, del suo ciclo di nascita e morte, fine a se stesso e non frutto di un disegno divino prestabilito. A differenza di Foscolo, Leopardi ritiene inutile tramandare ai posteri la memoria dei grandi poiché essa sarà misconosciuta a causa dell’egoismo che, rendendola un mito, illuderà l’uomo sul proprio destino. Solo nella « social catena 25›› l’uomo può opporsi alla natura ovvero alla sua stessa condizione esistenziale lasciando così prefigurare ‹‹Le magnifiche sorti e progressive 26››, come emerge dalla Ginestra, nonostante egli sia cosciente che prima o poi verrà meno:

Così fatti pensieri
Quando fien, come fur, palesi al volgo,
E quell’orror che primo
Contra l’empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l’onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch’ha in error la sede27.

Dopo l’Unità d’Italia gli ideali risorgimentali che erano confluiti sia nell’ideologia liberale che in quella democratica vengono ignorati dalla Scapigliatura che non li ritiene più attuali. Questa corrente letteraria animata da una nuova sensibilità produce talvolta, e in modo non dissimile dai poeti maledetti francesi, pensieri confusi che non affiorano alla coscienza in modo chiaro, ma rimandano ad un mondo immaginario dai tratti allucinati come testimoniano le Penombre del Praga:

Là nel Museo, fra i poveri
avanzi imbalsamati
che all’ospedal dal medico
a lungo corteggiati,
e agli abbietti cadaveri
rapiti ed alla croce,
la scienza feroce
ai posteri serbò;

fra il torso di un ginnastico
e una mesta vetrina
dove la mano infusero
di un’etica bambina,
vidi una cosa orribile
vidi di un uomo il feto;
quella tomba d’aceto
un canto mi cercò28.

Si tratta di una reazione anticonformista nei confronti della cultura ufficiale e perbenista che ha i suoi capolavori in opere come Cuore di De Amicis il cui fine educativo è perfettamente in linea con l’ottimismo propagandistico della nuova classe dirigente:

« Salutala così la patria, nei giorni delle sue feste. – Italia, patria mia, nobile e cara terra, dove mio padre e mia madre nacquero e saranno sepolti, dove io spero di vivere e di morire, dove i miei figli cresceranno e morranno29››.

Se da un lato la sensibilità degli scapigliati denota la difficoltà di comunicare in una società in cui questi scrittori non si riconoscono (come era già accaduto con il manierismo), dall’altro essa preannuncia quella condizione interiore dell’uomo che caratterizzerà il Decadentismo. L’atteggiamento di De Sanctis è, invece, quello di un profondo osservatore delle condizioni dell’Italia post-unitaria vista nei termini del rapporto intellettuale-società. Lo dimostra la sua Storia della letteratura italiana in cui il pensiero teorico degli scrittori è sempre accompagnato da una visione storica oggettiva che contribuisce a rendere l’intellettuale consapevole delle proprie scelte politiche. Carducci tenta di recuperare gli ideali risorgimentali attraverso l’esaltazione dei valori della civiltà comunale come ne Il comune rustico:

Non paure di morti ed in congreghe
Diavoli goffi con bizzarre streghe,
Ma del comun la rustica virtù

Accampata a l’opaca ampia frescura
Veggo ne la stagion de la pastura
Dopo la messa il giorno de la festa30.

Alla celebrazione del passato consegue quella per il progresso che riflette il cieco istinto primordiale dell’uomo, preludio al futurismo, come in Alla stazione in una mattina d’autunno:

Già il mostro, conscio di sua metallica
anima, sbuffa, crolla, ansa, i fiammei
occhi sbarra; immane pe’ ’l buio
gitta il fischio che sfida lo spazio31.

La concezione della storia di Verga non è certo conseguenza di interpretazioni moralistiche o ideologiche. Infatti i personaggi dei Malavoglia sono caratterizzati da un attaccamento alla vita che non è garanzia di un futuro certo. L’unica certezza è l’ambiente in cui essi si muovono che non cambia con l’accadere delle vicende e, come Saturno, divora i propri figli insensibile alle loro sofferenze richiamando così alla memoria, seppur con i diversi accenti che la caratterizzano, la natura di Leopardi, in particolare quella del Dialogo della Natura e di un Islandese:

– Requiem eternam, biascicava sottovoce lo zio Santoro, quel povero Bastianazzo mi faceva sempre la carità, quando padron ’Ntoni gli lasciava qualche soldo in tasca.
La poveretta, che non sapeva di essere vedova balbettava: – Oh! Vergine Maria! Oh! Vergine Maria!
Dinanzi al ballatoio della sua casa c’era un gruppo di vicine che l’aspettavano, e cicalavano a voce bassa tra di loro. Come la videro da lontano, comare Piedipapera e la cugina Anna le vennero incontro, colle mani sul ventre, senza dir nulla. Allora ella si cacciò le unghie nei capelli con uno strido disperato e corse a rintanarsi in casa32;

Natura. Tu mostri non aver posto mente che la vita di quest’universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra se di maniera, che ciascheduna serve continuamente all’altra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o l’una o l’altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe in suo danno se fosse in lui cosa alcuna libera da patimento33.

L’ambiente dei Malavoglia è espressione del modo di vedere della gente umile che spesso confonde aspirazioni ideali e realtà dei fatti al contrario di Leopardi che, già nella fase del pessimismo storico, riconosce la loro sostanziale differenza.

Note de fin

1 « Se noi vogliamo denominare sensibilità la recettività dell’animo nostro nel ricevere rappresentazioni, in quanto viene in qualche maniera impressionato, l’intelletto è invece la facoltà di produrre da sé rappresentazioni, è cioè la spontaneità della conoscenza » (Immanuel Kant, Critica della ragion pura, parte II, Introduzione, in A. Moschetti, Grande Antologia Filosofica, a cura di U. A. Padovani, Milano, Marzorati, 1971, vol. XVII, p. 216-217).

2 « Intendere l’espressione “eterno ritorno” come ritorno del medesimo è un errore, perché il ritornare non appartiene all’essere ma, al contrario, lo costituisce in quanto affermazione del divenire e di ciò che passa » (Gilles Deleuze, Nietzsche e la filosofia, traduzione di F. Polidori, Feltrinelli, Milano 1992, p. 77).

3 Emilio Cecchi, Natalino Sapegno, Storia della letteratura italiana, il Trecento, Milano, Garzanti editore, 1965, vol.II, p. 15.

4 Francesco Petrarca, De secreto conflictu curarum mearum, liber tertius, in Opere a cura di E. Bigi, Milano, Mursia editore, 1975, testo latino a p. 620 e 622, traduzione a cura di E. Bigi, G. Fracassetti, G. Ponte, p. 621 e 623.

5 Ludovico Ariosto, Satire. Edizione critica e commentata a cura di C. Segre, Torino, Giulio Einaudi editore, 1987, Satira III, p. 24.

6 Torquato Tasso, Le lettere disposte in ordine di tempo ed illustrate da Cesare Guasti, Firenze Le Monnier, 1852-1854, p. 59, nota 2, « Par che si possa liberamente supplire Ferrara ».

7 Torquato Tasso, Le lettere disposte in ordine di tempo ed illustrate da Cesare Guasti, cit., p. 59.

8 T. Tasso, Gerusalemme Liberata, a cura di M.Guglielminetti, Garzanti editore, Milano 1987, vol.I, canto settimo, p. 202.

9 Niccolò Machiavelli, Il Principe, in Il Principe e altre opere politiche, Garzanti Editore, Milano 1994, p. 61.

10 Giordano Bruno, De l’infinito, universo e mondi, in Dorothea W. Singer, Giordano Bruno, Milano, Longanesi, 1957, p. 343.

11 « SIMPLICIO. Questo modo di filosofare tende alla sovversion di tutta la filosofia naturale, ed al disordinare e mettere in conquasso il cielo e la Terra e tutto l’universo » (Galileo Galilei, Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano; edizione critica e commento a cura di O. Besomi e M. Helbing, Padova, ed. Antenore, 1998, giornata prima, p. 40).

12 Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, a cura di Tommaso di Salvo, Bologna, Zanichelli, 1989, canto XXVI, vv. 124-125, p. 446.

13 « E notando che questa verità: io penso, dunque sono, era così ferma e così sicura che tutte le più stravaganti supposizioni degli scettici non erano capaci di scuoterla, giudicai che potevo riceverla senza scrupolo come il principio della filosofia che io cercavo›› (René Descartes, Discorso sul metodo, a cura di G. Bontadini, Brescia, edizione integrale La scuola, 1995, p. 65-66).

14 Giovan Battista Marino, L’Adone, in Tutte le opere a cura di G.Pozzi, Milano, Mondadori, 1976, vol.II, canto II, vv.5-8 dell’ottava 143, p. 130.

15 Alessandro Tassoni, La secchia rapita. A cura di P. Papini, con nuova presentazione di G. Cattaneo. Firenze, G. C. Sansoni (Bologna, Tip. Il Resto del Carlino), canto I, ottava 56, p. 16.

16 Giuseppe Parini, Il giorno, in Opere a cura di E. Bonora, Milano, Mursia 1967, p. 134.

17 Giuseppe Parini, Dialogo sopra la nobiltà, in Opere, cit., p. 640.

18 Vittorio Alfieri, Saul, in Opere a cura di V. Branca, Milano, Mursia, 1974, p. 803.

19 Carlo Goldoni, La locandiera, in Opere a cura di G. Folena, Milano, Mursia, 1975, p. 543.

20 Ugo Foscolo, Dei Sepolcri, in Opere a cura di M. Puppo, Milano, Mursia Editore, 1957, vv.180-188, p. 133.

21 Cfr. Francesco Petrarca, Italia mia vv.93-96 (N. Machiavelli, Il Principe, cit., nota 322, p. 98).

22 Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, sta in Tutte le opere a cura di A. Chiari e F. Ghisalberti, Verona, Arnoldo Mondadori, 1958, vol.II, p. 300-301.

23 Alessandro Manzoni, Il cinque maggio, sta in Opere a cura di L. Caretti, Milano, Mursia 1977, vv.85-90, p. 581.

24 Alessandro Manzoni, Marzo 1821, in Opere, cit., vv. 57-64, p. 584.

25 Giacomo Leopardi, La ginestra, in Opere, a cura di G. Getto, Milano, Mursia, 1975, p. 118.

26 Ivi, p. 116.

27 Giacomo Leopardi, La ginestra, cit., p. 118-119.

28 Emilio Praga, A un feto in Penombre, in Poesie; Tavolozza; Penombre; Fiabe e leggende; Trasparenze, a cura di M. Petrucciani, Bari, ed. G. Laterza, 1969, vv.1-16, p. 152-153.

29 Edmondo De Amicis, Cuore, Milano, Mondadori, 1984, p. 171.

30 Giosuè Carducci, Il comune rustico, in Rime nuove, in Giambi ed Epodi-Rime nuove, Verona, Arnoldo Mondadori, 1952, vv.10-15, p. 177.

31 Giosuè Carducci, Alla stazione in una mattina d’autunno in Odi barbare, edizione critica a cura di G. A. Papini, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 1988, libro II, vv.29-32, p. 87.

32 Giovanni Verga, I Malavoglia, commento di G. B. Squarotti, note di S. Gilli, Napoli, Liguori Editore, 1999, cap. III, p. 99.

33 Giacomo Leopardi, Dialogo della natura e di un Islandese, in Operette morali, cronologia, introduzione, note a cura di S. Orlando con un breve dizionario ideologico, Milano, Rizzoli, 1976, p. 158.

Citer cet article

Référence électronique

Biagio Lauritano, « La nascita della coscienza critica moderna », Line@editoriale [En ligne], 9 | 2017, mis en ligne le 06 septembre 2019, consulté le 28 avril 2024. URL : http://interfas.univ-tlse2.fr/lineaeditoriale/962

Auteur

Biagio Lauritano

Università degli Studi di Napoli Federico II

blauritano4@gmail.com

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