Questo studio è la traduzione di un saggio in lingua francese comparso nella rivista RHR (« Penser un nouveau produit éditorial: Tommaso Porcacchi, Gabriel Giolito de’ Ferrari et leur ‘Collana historica’ », in RHR, n°74/2012, p.161-184).
La « Collana historica »: pensare un nuovo prodotto editoriale
Tra il 1563 e il 1574 lo stampatore veneziano Gabriel Giolito de’ Ferrari e l’umanista Tommaso Porcacchi diedero alle stampe dodici opere, raggruppate in un insieme editoriale unitario battezzato « Collana historica » o « Collana historica dei Greci »1, che comprende sette titoli di storici greci dell’Antichità tradotti in lingua volgare e cinque trattati contemporanei attinenti a temi legati alla guerra. I volumi pubblicati nell’ambito di questa operazione sono, nell’ordine cronologico d’uscita, Dell’imprese de’ Greci di Polibio e Delle guerre fatte fra i popoli della Morea et gli Atheniesi di Tucidide nel 1563 ; Il primo volume delle Cagioni delle guerre antiche di Tommaso Porcacchi nel 1564 ; De’ fatti de’ Romani di Dione Cassio nel 1565; Paralleli o essempi simili di Tommaso Porcacchi, Imprese, stratagemi, et errori militari di Bernardino Rocca e le Vite di Plutarco cheroneo degli huomini illustri greci e romani nel 1566 ; Il soldato di Domenico Mora, Della guerra Troiana di Ditti Cretese e Darete Frigio, e La seconda parte del governo della militia di Bernardino Rocca nel 1570 ; Historia overo Libraria historica di Diodoro Siculo nel 1574. Va aggiunto a questo elenco un ulteriore titolo che avrebbe dovuto confluire nella Collana, Della guerra de’ Giudei di Flavio Giuseppe, pubblicato nel 1581, cioè dopo la morte di Gabriel Giolito, dai figli che avevano rilevato la tipografia, senza tuttavia dar pieno seguito all’operazione della Collana. Il progetto iniziale, che doveva comprendere dodici titoli di storici greci dell’Antichità e dieci titoli2 di autori moderni, rimase incompiuto.
Gabriel Giolito non era il primo tipografo a proporre all’interno della propria produzione un insieme coerente di libri, definito ad esempio da un formato unico (in-ottavo per Aldo Manuzio, in-ventiquattresimo per Alessandro Paganino) oppure dalla medesima illustrazione sul frontespizio (la serie di Girolamo Scoto dedicata ad Aristotele), con talvolta il riferimento alle pubblicazioni correlate nelle pagine liminari o conclusive dei volumi3; lo stesso Gabriel Giolito aveva poi proposto, tra il 1545 e il 1552, raccolte di poesie contemporanee di autori vari, numerate in serie4. La Collana tuttavia perfeziona questo principio, con un progetto concepito come un insieme omogeneo dai punti di vista sia scientifico che materiale. Per quanto riguarda il contenuto, i diversi volumi, che aderiscono a un programma editoriale dichiarato, dovevano permettere di disporre dei testi degli storici greci dell’Antichità in una versione tradotta di qualità, e di strumenti tematici dovuti ad autori contemporanei. Per quanto riguarda l’aspetto materiale i vari volumi della Collana sono distribuiti in due serie numerate secondo criteri razionali (ordine cronologico per i dodici titoli di storici greci, chiamati Anelli ; ordine di successione logica per i dieci volumi d’autori contemporanei, chiamati Gioie5) ; la presentazione è uniformata (formato, frontespizio e elementi liminari) ; e infine l’ordine di succesione è pensato per una disposizione fissa sullo scaffale di una biblioteca : un volume (A1 – Ditti Cretese) apre la serie proponendone l’organizzazione, seguito dagli Anelli e poi dalle Gioie, per finire con un volume di indice generale previsto per rimandare a tutti i volumi della serie, ma che non fu mai compiuto né pubblicato. Il presente studio si propone di rendere conto delle intenzioni e delle caratteristiche dell’operazione, quali possono essere ricostruite grazie alle pagine liminari dei diversi volumi e in particolare alle epistole dedicatorie, nelle quali Tommaso Porcacchi si dilunga volentieri sull’argomento.
Tommaso Porcacchi lavorava stabilmente per Gabriel Giolito de’ Ferrari dal 1558 : traduceva testi, ne revisionava altri, ma soprattutto interveniva in veste di consulente scientifico6. Gabriel Giolito gli avrebbe un giorno parlato di un ambizioso progetto7 : stampare in lingua volgare tutti gli storici sia antichi che moderni, disponendoli secondo « l’ordine dei tempi ». A parere del Porcacchi l’impresa sarebbe stata di agevole realizzazione, pur richiedendo un immane impegno l’elaborazione di un indice generale che consentisse al lettore continui rimandi tra i vari volumi da pubblicarsi. Sembra quindi che in un primo tempo i due pensassero ad una semplice serie in seno alla quale i singoli titoli degli storici sarebbero stati classificati in ordine cronologico ; nel 1564, un anno dopo l’avvio dell’operazione, la struttura della Collana divenne più complessa con l’annuncio8 della doppia serie degli storici (Anelli) e delle opere di riflessione sul tema della guerra (Gioie).
Con quest’operazione, Gabriel Giolito non si avventurava certo in una terra sconosciuta. I libri riguardanti la storia e la guerra si vendevano bene e da alcuni decenni diversi erano gli stampatori ad approfittare di questa moda. Gabriel Giolito ne aveva fatto una sua specialità e addirittura dominava il mercato9 : aveva iniziato a proporre libri di storia nel 1542 con il volume di Diodoro Siculo intitolato Delle antique historie fabulose e con il passare degli anni aveva arricchito il suo catalogo con un cospicuo numero di titoli di storici greci e latini dell’Antichità e di autori contemporanei, mettendo l’accento sulle pubblicazioni in lingua volgare ; grazie ad un accurato lavoro di revisione, di edizione e quando necessario di traduzione affidato ad intellettuali rinomati quali, tra gli altri, Lodovico Dolce, Lodovico Domenichi o Tommaso Porcacchi, i libri di storia stampati nella bottega di Giolito erano divenute opere di riferimento. Quando Giolito e Porcacchi elaborarono la loro Collana historica, la loro finalità non era quindi tanto di proporre delle novità, quanto di raggruppare dei titoli già conosciuti in un insieme coerente. Vista la mole del lavoro intrapreso, il progetto venne organizzato in tre fasi successive : in un primo tempo si prevedeva che fosse realizzata la serie riguardante gli storici greci dell’Antichità, per poi passare agli storici latini e infine a quelli contemporanei10. La serie latina e quella dei contemporanei non furono mai realizzate, e la Collana historica dei greci fu stampata solo parzialmente : undici dei ventidue titoli programmati furono dati alle stampe nell’ordine di produzione, non necessariamente rispettoso della progressione numerica prevista all’interno della serie). Dopodiché il progetto fu apparentemente compromesso dapprima dall’epidemia di peste che colpì Venezia tra il 1575 e il 1577 e influì pesantemente sugli scambi commerciali, e successivamente dalla morte di Gabriel Giolito, avvenuta nel 1578, che segnò la fine dell’avventura : i suoi figli si limitarono, infatti, a pubblicare nel 1585 una nuova edizione del volume A12 (Dione Cassio) e ad onorare l’impegno preso dal padre nei riguardi di Francesco Baldelli, traduttore di Flavio Giuseppe11, senza tuttavia curarsi di segnalare sul frontespizio che il volume faceva parte della Collana e ne costituiva l’ottavo Anello. Dieci delle opere che dovevano comporre la Collana non superarono lo stato di progetto : si tratta per gli storici greci di Senofonte e Gemisto Pletone (che dovevano essere pubblicati insieme), Erodoto, Dionisio di Alicarnasso, Appiano e Arriano ; per gli autori moderni, di tre discorsi di Ascanio Centorio degli Ortensi (riguardanti rispettivamente il capitano, il maestro di campo e la milizia), un’opera sulla castrametazione e Il libro dell’orazione militari di Remigio Nannini.
Risulta evidente che se Gabriel Giolito era il primo ideatore dell’operazione e ne curava la realizzazione materiale, Tommaso Porcacchi ne era la testa pensante, con una funzione che differiva sensibilmente da quella dell’editore scientifico tradizionale, poiché doveva prendere in considerazione non più una singola opera ma un insieme di titoli. Fin dall’epistola dedicatoria del primo volume pubblicato (A5), egli rivendicava questo nuovo statuto, insistendo sul fatto di non essere né il traduttore né il revisore del testo di Polibio, ma colui che si faceva carico della coerenza della Collana. Da un’epistola dedicatoria all’altra, proponeva al lettore la diversità del suo compito, sottolineandone volentieri l’ampiezza: era lui a scegliere i titoli, a determinare l’ordine nella classifica delle Gioie, a normalizzare le pagine liminari e l’apparato critico, a verificare l’affidabilità delle traduzioni degli storici greci esistenti sul mercato, a richiedere certe traduzioni o certi titoli nuovi, a stilare le biografie degli autori greci; ed era sempre lui ad aggiornare l’indice generale in occasione dell’uscita dei singoli volumi. Porcacchi tuttavia non rinunciava ad un lavoro intellettuale più convenzionale : traduceva il testo del volume A1 (Ditti Cretese e Darete Frigio) e progettava di farlo anche per Gemisto Pletone (A4), Dionisio di Alicarnasso (A7) e Arriano (A11)12 ; infine realizzò due delle Gioie, Il primo volume delle Cagioni delle guerre antiche (G1) e Paralleli o essempi simili (G7).
Per comporre la Collana, Porcacchi cominciò con il censimento e la valutazione dei titoli che già esistevano, con l’idea di selezionare soltanto i testi che gli sembravano pertinenti e di qualità, con la finalità di rendere la Collana il riferimento assoluto nel campo della storia in lingua volgare. Per gli scritti degli storici greci, gli Anelli, selezionò dunque le traduzioni di valore che già esistevano nel catalogo di Gabriel Giolito, che proponeva da diversi anni Polibio (1553) e Plutarco (1555), nella traduzione di Lodovico Domenichi; per Tucidide scelse invece la traduzione di Soldo Strozzi che il tipografo Vincenzo Valgrisi aveva pubblicato fin dal 1545. Per altri titoli Porcacchi, non soddisfatto della traduzione in commercio, chiese la collaborazione di Francesco Baldelli, traduttore rinomato, che lavorò ai testi di Diodoro Siculo (A6), Dione Cassio (A12) e Flavio Giuseppe (A8) ; come abbiamo già accennato, lo stesso Porcacchi s’incaricò della traduzione di Ditti Cretese e Darete Frigio (A1), Dionisio di Alicarnasso (A7) e Arriano (A11), questi due ultimi mai completati. Gemisto Pletone (A4) era l’unico autore a non essere mai stato pubblicato in lingua volgare, e Tommaso Porcacchi doveva assicurarne la traduzione (di cui tuttavia non è rimasta nessuna traccia). Per le Gioie, il lavoro fu probabilmente più arduo, poiché non si limitava come per gli Anelli a riprendere prevalentemente titoli già conosciuti, si trattava di suddividere il tema della guerra per determinare grandi categorie. Porcacchi ne individuò nove13, lasciando la serie delle Gioie aperta ad altri temi, che non erano necessariamente previsti per diventare volumi della Collana, ma potevano costituire consigli di lettura allo scopo di allargare la conoscenza della guerra, in particolare ai temi del duello e delle fortificazioni14. Per costituire le Gioie Porcacchi aveva verosimilmente effettuato un altro lavoro di prospezione, che lo aveva portato a selezionare alcuni titoli già compresi nel catalogo di Gabriel Giolito (che aveva pubblicato fin dal 1557 le Orazioni militari di Remigio Nannini e, tra il 1557 e il 1562, i Discorsi di guerra di Ascanio Centorio degli Ortensi) o in quello di altri tipografi (Il soldato di Domenico Mora era stato pubblicato da Giovanni Grifio nel 1569), autorizzandosi d’altronde a smembrare i Discorsi di guerra di Centorio di cui pensava di selezionare solo tre discorsi sui cinque esistenti, per formare tre Gioie distinte, dedicate rispettivamente al capitano generale d’un esercito (G2), al maestro di campo (G3) e alla milizia (G5). Dopo aver individuato i titoli che potevano essere recuperati nell’ambito della Collana, Porcacchi completò la serie delle Gioie con l’aggiunta di novità: Bernardino Rocca era stato contattato per comporre il Governo della militia (G6) e le Imprese, stratagemi et errori militari (G7) e Porcacchi stesso aveva scritto per l’occasione i Paralleli o essempi simili (G7) nonché Il primo volume delle Cagioni delle guerre (G1).
Dopo aver individuato i titoli, Porcacchi si dedicò al modo in cui andavano classificati all’interno delle due serie che aveva definito. Per gli Anelli, appare in modo evidente che l’ordine era già definito quando nel 1563 iniziò la pubblicazione : i volumi degli storici greci sono numerati in progressione cronologica, dagli autori più remoti (Ditti Cretese e Darete Frigio costituiscono il primo Anello) a quello più recente (Dione Cassio è il dodicesimo Anello). Meno semplice fu probabilmente la classifica numerica all’interno della serie delle Gioie : è quanto suggeriscono alcune modifiche nella posizione numerica di certi volumi, operate dopo che furono pubblicati e esposte nel testo che indica l’ordine di successione della Collana15, unica fonte a indicare e giustificare la classifica delle dieci Gioie: Porcacchi vi stabiliva un ordine rispondente ad una logica accuratamente pensata :
« Essendo la guerra la più importante attion che si legga nell’historie, poiché da essa dependono gli Stati, e essendo di certo che la guerra non si fa senza cagione esplicita o implicita, però la prima Gioia congiunta all’Anella della mia Collana sarà Il libro delle cagioni delle guerre, diviso in più volumi che tutti sono sotto la prima Gioia [...]. Et perché trovata la cagion della guerra è necessario volendola fare, proveder primieramente d’un buon capitano, però sarà Il libro del capitan generale dell’essercito [...]. Et perché il capitano generale, subito ch’è creato, deve proveder d’altri ministri e particolarmente del maestro di campo, però sarà Il libro che tratta della qualità del maestro di campo [...]. Et perché trovato et eletto il maestro di campo è necessario proveder soldati per poter far la guerra, però sarà Il libro del soldato [...]. Et perché trovato il soldato si discorre del modo di far la guerra, però sarà Il libro dell’arte della militia [...]. Et perché trovato il modo del far la guerra bisogna anco saperla governare e maneggiare, però sarà Il libro del governo della militia [...]. Et perché in questo discorso del maneggiar l’imprese della guerra, molto utili son quelli argomenti che si deducono da’ casi seguiti o da gli essempi simili, però sarà Il libro de’ paralleli, o essempi simili. [...] Et perché trovato il modo di maneggiar dette imprese, si tratta del modo dell’accampare, però sarà Il libro della castrametatione. Et perché dopo questo debbe venirsi al far l’impresa della guerra, nella quale succedono stratagemi, e errori, però sarà Il libro dell’imprese, de gli stratagemi, e de gli errori militari [...]. Et perché nell’imprese intervengono spesse volte parlamenti di capitani a’ soldati, però sarà Il libro dell’orationi militari. » (A1 – Ditti Cretese e Darete Frigio)
Infine Porcacchi ebbe cura di collegare i diversi volumi che componevano la Collana, determinando una presentazione materiale unitaria, per gli Anelli come per le Gioie. Lo ripete diverse volte : tutte le opere della Collana verranno stampate « nella medesima forma ». L’armonizzazione della serie va tuttavia oltre la semplice scelta del formato in-quarto, scelto per l’insieme dei volumi, estendendosi a diversi altri elementi. In primo luogo il frontespizio il quale, pur riprendendo una disposizione del tutto tradizionale (il nome dell’autore e gli elementi che compongono il titolo al disopra del marchio dell’editore, il quale poi varia da un volume all’altro, poi i dati editoriali), propone sempre una dicitura che indichi l’appartenenza al progetto e la posizione attribuita nella serie16. L’interno dei diversi volumi mostra poi chiaramente la volontà di conferire una struttura comune, grazie alla presenza di due tipi di pagine liminari normalizzate, anche se collocate in posizione variabile. Ogni opera è preceduta da un’epistola dedicatoria di Tommaso Porcacchi, che offre non il testo o la traduzione del testo, bensì l’Anello della Collana : è dunque frequente trovare due epistole dedicatorie, una del traduttore (per gli Anelli) o dell’autore (per le Gioie) e l’altra di Porcacchi, indirizzate a due persone distinte, e questo fin dal primo volume pubblicato, dedicato a Polibio (A5), che conserva l’epistola, prevista dal traduttore Lodovico Domenichi per Cosimo I de’ Medici nel 1561, ma ne prevede anche un’altra in cui Tommaso Porcacchi offre nel 1563 il quinto Anello della Collana a Filippo Pini. L’altro elemento che compare sistematicamente è un indice, recante sempre come titolo « Tavola delle cose più notabili ». Infine va segnalato che Porcacchi aveva apparentemente deciso, a partire dal 1566, di aggiungere per gli Anelli una biografia dell’autore. Detto questo, ci sono anche tra le pagine liminari degli inserti che tornano in modo meno sistematico (certi volumi comprendono un avviso al lettore di Gabriel Giolito17, un indice dei toponimi18, una tavola dei capitoli19 o una lista di errata20) e degli elementi che compaiono una volta sola (il volume A9 dedicato alle Vite di Plutarco contiene una tavola delle monete antiche, una delle misure e un’altra degli autori citati da Plutarco; nei Paralleli o essempi simili – G7 – si leggono un avviso al lettore e un prologo, tutti e due dovuti a Porcacchi).
La volontà di uniformare non riguarda solamente i vari volumi : si estende all’insieme della Collana, pensata come un tutto solidale destinato ad essere ben visibile sullo scaffale di una biblioteca e che constribuisca ad abbellire l’ambiente, come suggerisce Gabriel Giolito nell’avviso al lettore che precede le pagine di Diodoro Siculo (A6). Il formato in-quarto deve permettere, dopo che il proprietario avrà fatto eseguire la rilegatura, di individuare agevolmente la serie tra gli altri libri. Ma il progetto va oltre : la Collana è anche pensata per essere ordinata secondo l’ordine definito da Porcacchi21, grazie alla numerazione indicata sui frontespizi : si comincerà dalla serie degli Anelli per continuare con quella delle Gioie, tanto più che il primo Anello (Ditti Cretese e Darete Frigio) è concepito come un vero e proprio strumento destinato ad introdurre l’insieme : come tutti gli altri Anelli, è numerato in funzione del posto che occupa nell’ordine cronologico, ma segna anche l’inizio materiale della collezione, grazie al contenuto di pagine liminari e conclusive sensibilmente diverse da quelle dei volumi che seguono, perché si tratta di introdurre tutta la serie. Porcacchi vi sviluppa, nel testo intitolato « Il frutto e l’utilità che si cava dalla lettione dell’Historie », una riflessione teorica sulla finalità e l’utilità dell’operazione ; si dilunga anche sull’importanza e l’interesse della lettura dei libri di storia e espone in modo particolareggiato e adducendo motivazioni prima al programma editoriale della Collana degli storici greci dell’Antichità e poi a quello delle Gioie; infine include, dopo le pagine di Ditti Cretese e Darete Frigio, una biografia di tutti gli storici che formeranno la serie greca antica, e sposta la Tavola delle cose notabili (che negli altri volumi viene collocata tra le pagine liminari) alla fine del libro. Ne risulta un vero e proprio strumento, al quale il lettore accederà per ricercare le informazioni generali di cui può aver bisogno, localizzandolo facilmente all’inizio dello scaffale dedicato alla Collana. Infine, anche se Porcacchi non lo indica chiaramente, l’altro strumento (l’indice generale al quale egli lavorava in modo indefesso e che doveva rimandare alle pagine sia degli Anelli che delle Gioie) avrebbe trovato una collocazione logica in chiusura della collezione, cioè in un posto altrettanto facilmente localizzabile in caso di bisogno.
La Collana è un prodotto di qualità, uscito dalla bottega rinomata di Gabriel Giolito de’ Ferrari, proprietario « dell’insegna nobilissima della sua rara e immortal Fenice », il quale dedica particolari cure a questa precisa operazione, compiuta con « dotta e industriosa man »22. Il prodotto si rivolge ad un pubblico scelto, che possa esigere quanto ci sia di meglio sull’argomento, come suggeriscono le righe che alludono al destinatario della Collana. È quanto Porcacchi afferma fin dall’epistola dedicatoria del primo volume pubblicato, (Polibio -A5) : l’operazione si rivolge ai gentiluomini e a coloro che apprezzano « la lettione dell’Historie ». Viene tuttavia precisato nel 1570, nelle pagine che precedono le opere di Ditti Cretese e Darete Frigio (A1), che la storia è utile prevalentemente a coloro che partecipano al governo degli Stati, per tre ragioni : « o per sapere operare, o per saper ragionare, over per saper ragionare e operare insieme ». La Collana è pensata per un lettore che appartenga all’élite sociale23, come i destinatari delle epistole dedicatorie dei volumi : è anzitutto uno di quei cortigiani perfetti, a immagine di Mario Cardoini24, uomo di grande cultura, che si distingue per la gravità militare e i modi civili ; ad immagine anche di Alfonso Cavriolo25, che prende cura del proprio corpo, dedica tempo allo studio, partecipa alle conversazioni ed è sempre attento a sfruttare il tempo a sua disposizione : un gentiluomo potrà usare la Collana per il piacere della lettura, ma anche per ornare una conversazione. All’interno di questo pubblico di patrizi si distinguono i principi (come Guidobaldo II della Rovere, duca d’Urbino e dedicatario di Plutarco – A9) e i loro consiglieri (Alessandro Capilupi, dedicatario di Diodoro Siculo – A6, attivo presso la corte dei papi, a Mantova e presso il re di Spagna), i dignitari della Chiesa così importanti in quei « calamitosi tempi » (il cardinale Alessandro Sforza, dedicatario di Dione Cassio – A12) e i capitani (Ludovico Malaspina, dedicatario de Il Soldato di Domenico Mora – G4). I dedicatari dei volumi della Collana rappresentano in qualche modo il pubblico ideale sognato da Porcacchi, che addirittura indica ad una selezione di lettori particolarmente perspicaci un metodo per impossessarsi della storia (che poi è esattamente il metodo da lui usato per elaborare l’indice generale che non verrà mai portato a compimento) : Porcacchi consiglia di definire una decina di temi generici (la guerra, la pace, le vettovaglie…), di estrarne altri temi e da questi altri temi ancora, fino al momento in cui verrà raggiunto quello dell’uomo : gli appunti presi, che rimanderanno alle pagine dei singoli volumi, consentiranno una migliore memorizzazione, utile per distinguersi durante le conversazioni o per offrire consigli di comportamento ad un pubblico interessato26.
Dato che la maggior parte dei titoli erano già in commercio, Porcacchi e Giolito studiarono il modo per attrarre i clienti poiché, come per ogni prodotto editoriale, la Collana era anche un’operazione commerciale27. Ma mentre quella che oggi noi chiameremmo ‘pubblicità’ era di norma nel Cinquecento affidata prevalentemente al testo del frontespizio, che conteneva gli elementi atti a conferire al prodotto la sua specificità (ad esempio il nome del traduttore o dell’editore scientifico, la presenza di tavole o di illustrazioni…), questo genere di considerazioni si estende vistosamente nel caso della Collana alle pagine liminari le quali, grazie a considerazioni di vario tipo, ambiscono da una parte a convincere l’eventuale acquirente del valore dell’operazione nel suo insieme nonché delle singole opere proposte, e dall’altra a fidelizzare la clientela. Per Porcacchi si tratta quindi di convincere il pubblico che viene proposto un prodotto di grande valore. Il nome conferito all’operazione riflette questa volontà, poiché la metafora scelta, al fine di far capire sia l’architettura sia il valore del progetto, propone una « collana », una di quelle imponenti catene d’oro, a volte ornate di gemme o di miniature smaltate, che si possono vedere sul petto di sovrani o gentiluomini in certi ritratti del Cinquecento28. La metafora, presente in tutti i frontespizi dei volumi del progetto29, viene esplicitata lungo le varie epistole dedicatorie redatte da Tommaso Porcacchi. In quella del primo volume pubblicato (A5 – Polibio), Porcacchi accenna soltanto ad una « catena » (che corrisponde all’insieme dei volumi del progetto) formata d’« anelli » (cioè di maglie, che sono i singoli volumi degli storici greci). Con l’epistola del secondo volume pubblicato (A3 – Tucidide), Porcacchi precisa che la catena comprenderà dodici maglie (e quindi dodici volumi) ed avrà per pendaglio la fenice, vale a dire l’insegna e marchio d’editore del tipografo Gabriel Giolito de’ Ferrari. Infine, con l’uscita nel 1564 de Il primo volume delle cagioni delle guerre antiche (G1) di Tommaso Porcacchi, la catena viene ornata di « una delle prime Gioie ». Nel 1570 tuttavia, probabilmente perché l’immagine d’una catena in cui s’alternavano maglie e pietre preziose non rendeva perfettamente conto della disposizione in due serie distinte di storici dell’Antichità e di autori contemporanei, Porcacchi propone piuttosto, nelle pagine liminari di Ditti Cretese e Darete Frigio (A1), due collane distinte : una fatta di maglie e l’altra di pietre preziose.
La metafora che definiva l’operazione era stata accuratamente scelta per rendere da una parte l’idea di un prodotto di grande valore, e dall’altra quella d’un tutto composto d’elementi indissociabili che rispondessero ad una successione che non poteva essere alterata. Tutte le epistole dedicatorie dei volumi pubblicati evocano la metafora, con numerose ripetizioni ma a volte anche varianti o precisazioni, talvolta con deformazioni tese ad adeguarla alle necessità del discorso in atto, perché Porcacchi sfrutta appena può l’immagine scelta, in particolare per sottolineare il valore del progetto. La metafora consente, in modo atteso, di glorificare il capitano di guerra, evocato ne La seconda parte del governo della militia di Bernardino Rocca (G6), poiché in esso confluiscono le proprietà attribuite al diamante, allo zaffiro, all’opale e all’ametista. Ma alle volte l’immagine investe anche l’insieme degli operatori che hanno partecipato alla fabbricazione del prodotto : poiché è una collana ad essere realizzata, essi abbandonano lo scrittoio e il torchio per trasferirsi in un’oreficeria30 : il tipografo Gabriel Giolito de’ Ferrari vi è « artefice », Tommaso Porcacchi « fattorin di bottega », lo storico greco « principale orefice », assisitito dal traduttore definito anch’esso « orefice » o « secondo maestro » poiché si è limitato ad adoperare la lima. L’immagine può anche investire certi dedicatari, ai quali viene offerto con uno slittamento del senso un prezioso « anello » da infilare al dito31, o che addirittura si trasformano personalmente in oro al fine di meglio mettere in risalto la pietra preziosa che viene loro donata32. Neanche i lettori vengono risparmiati : a loro vengono proposti oro, pietre preziose grazie ai quali potranno ornare insieme la loro conversazione33 e la loro biblioteca34.
Tuttavia la metafora non è l’unico mezzo usato per evocare il carattere prezioso, anzi « preciosissimo » dell’insieme. Per esplicitare l’alto valore del prodotto, Porcacchi inserisce nel primo Anello (Ditti Cretese e Darete Frigio) un lungo discorso generico teso a dimostrare l’utilità dei libri di storia e il piacere che se ne ricava35 ; egli esplicita anche l’interesse presente nelle Gioie, frutto d’un intenso lavoro di spoglio tematico che, grazie agli incroci che i vari titoli intendono proporre tra gli scritti degli storici greci su un dato argomento, risparmieranno al lettore un fastidioso approccio, e gli consentiranno di meglio ricavare la « lettione dell’Historie ». Porcacchi non tralascia neanche di mettere in risalto l’originalità di quanto viene proposto, e cerca di persuadere il lettore che l’operazione non si limita a raggruppare con la parola Collana alcune opere nuove e molti titoli vecchi già stampati varie volte. Le opere proposte, afferma Porcacchi, sono ben più di una semplice ristampa: comprendono strumenti nuovi o corretti (presenza di una o diverse tavole, a volte biografie dell’autore), le traduzioni degli storici greci sono talvolta nuove, o comunque accuratamente revisionate. E poi certe opere acquisiscono un valore particolare : l’opera di Plutarco, ad esempio, comprende una versione aumentata, in una traduzione compiuta a partire dai migliori esemplari greci e latini36 ; per Diodoro Siculo viene precisato che il testo inserito nella Collana è ben più completo di quanto pubblicato fino ad allora, ovverosia cinque libri soltanto37. Poi Porcacchi non esita a mettere in risalto la qualità del lavoro compiuto. Non si stanca mai di lodare nelle epistole dedicatorie il valore dei traduttori degli Anelli, e presenta in Lodovico Domenichi un intellettuale « virtuosissimo et eccellente »38, in Francesco Baldelli un traduttore dal « perfetto giudicio » che ha « ripulito ed adornato » il testo di Dione Cassio (A12). E succede lo stesso per gli autori delle Gioie, dovute ad autori d’eccezione come Remigio Nannini, insieme storico, filosofo e teologo degno delle maggiori lodi39, o rese possibili grazie all’accanimento di autori come lo stesso Porcacchi, vittima di febbre e brividi per il troppo lavoro mentre preparava l’indice generale della Collana40. Ma per quale risultato! Il frontespizio del volume dedicato a Plutarco (A9, 1566), in particolare, annuncia con orgoglio che « non pare che si possa desiderare cosa alcuna alla compiuta perfettione dell’opera », dato che la traduzione è stata controllata a partire dagli originali in lingua greca, il lavoro è dovuto a letterati di gran fama quali Lodovico Domenichi41 e Leonardo Ghini42 e il volume comprende la biografia dell’autore, delle tavole nonché altri strumenti.
Le epistole dedicatorie e gli avvisi al lettore mostrano anche l’intento di fidelizzare il lettore che avrebbe già fatto l’acquisto di uno o più volumi della Collana : la metafora della collana può funzionare solo se si posseggono tutti i volumi della concatenazione, che Porcacchi e Giolito s’impegnano a più riprese a portare a termine43. Viene anzitutto affermato che è interessante possedere l’insieme delle opere per poter disporre di tutta la serie degli storici greci dell’Antichità e delle opere tematiche che ne sono state ricavate : la Collana splenderà nella biblioteca in cui verrà collocata, per facilitarne la consultazione, nell’ordine indicato da Tommaso Porcacchi44. Di conseguenza le epistole dedicatorie e gli avvisi al lettore annunciano sempre i titoli da pubblicarsi, invitando a volte il lettore a tornare rapidamente in libreria per far l’acquisto di un volume la cui uscita è imminente45. Porcacchi allude anche sistematicamente all’indice generale che sta elaborando, e che potrà essere pubblicato solo al termine dell’intera operazione poiché rimanderà alle pagine dei singoli volumi : lo descrive come uno strumento fondamentale, destinato a facilitare il collegamento tra i vari volumi ; aggiungiamo che non poteva essere di nessuna utilità per i titoli non pubblicati nell’ambito della Collana (che recavano un’impaginazione diversa), e che conseguentemente l’annuncio ripetuto funziona come una vera e propria esca per incitare il lettore a fare l’acquisto di tutti i volumi. Sembra che Porcacchi in un primo tempo avesse pensato di eseguire lo spoglio dei soli Anelli, ma a partire dal 1566, appare chiaro che l’indice generale avrebbe dovuto comprendere anche le Gioie46. Nel 1573, stimando forse che la stampa degli storici greci fosse giunta a buon punto (mancavano però ancora Erodoto, Senofonte, Gemisto Pletone, Flavio Giuseppe, Appiano e Arriano), Porcacchi allettò la clientela annunciando nell’epistola dedicatoria di Diodoro Siculo (A6) la sua intenzione di continuare il progetto oltre la Collana dei Greci : il primo volume ad essere pubblicato nella nuova Collana sarebbe stato la Storia di Polonia di Martin Cromer e sarebbe stato seguito da numerosi altri titoli, di cui tuttavia nessuno viene citato. Infine, rivolgendosi alle persone che scoprissero tardi la Collana, Porcacchi include anche sistematicamente nelle epistole dedicatorie una lista dei volumi già pubblicati, a volte in modo esauriente, a volte limitandosi ai titoli più recenti : il lettore, desiderandolo, avrebbe potuto ricostruire la concatenazione.
Nonostante tutta la cura usata per l’operazione, la Collana historica non fu probabilmente ai suoi tempi un grande successo commerciale. Come suggerisce il catalogo realizzato nel 1592 da Giovanni e Giovanni Paolo Giolito de’ Ferrari47, che propone l’elenco delle opere disponibili per la vendita, copie di tutte le Gioie (ad eccezione de Il soldato di Domenico Mora – G4) erano ancora in magazzino ; e se i titoli degli storici greci erano stati venduti con maggiore facilità (poiché rimanevano in magazzino solo copie dei volumi A3 – Tucidide e A6 – Diodoro Siculo), la richiesta non era tuttavia pressante al punto d’incitare i tipografi a portare il progetto a termine, vale a dire a produrre gli Anelli e le Gioie che ancora mancavano : stamparono un volume dedicato a Flavio Giuseppe, ma senza menzionare sul frontespizio che esso costituiva l’ottavo Anello della Collana, il che risulta comunque evidente se si legge l’epistola dedicatoria del volume, nonché il piano dell’operazione incluso nel volume A1 (Ditti Cretese e Darete Frigio). D’altra parte, anche se la maggior parte dei titoli degli autori greci erano esauriti, i figli di Gabriel Giolito stimarono probabilmente che una ristampa non sarebbe stata redditizia, ad eccezione del volume A12 (Dione Cassio), che venne edito di nuovo nel 1585. E neanche le tipografie concorrenti dimostrarono interesse dopo la scadenza dei privilegi che Gabriel Giolito aveva ottenuti dal Senato veneziano : solo il volume A9 (Plutarco) fu ristampato, nel 1582, da Felice Valgrisi, e poi nel 1620 da Marco Ginami, tutti e due a Venezia, con la ristampa fedele dell’edizione 1566 del volume A9 della Collana, incluse le pagine liminari di Tommaso Porcacchi.
È invece probabile che Tommaso Porcacchi non esagerasse quando accennava nel 1570 alla ricezione favorevole del progetto presso un pubblico di élite48. La Collana aveva probabilmente acquisito fama abbastanza rapidamente poiché, alcuni anni soltanto dopo la pubblicazione dei primi volumi, due titoli stampati da Gabriel Giolito e che erano estranei al progetto sfruttarono palesamente la notorietà dell’operazione. Ci furono dapprima, nel 1568, le Gioie historiche, aggiunte alla prima [-seconda] parte delle vite di Plutarco d’Orazio Toscanella, che si presentano come un appendice della Collana. Se il titolo suggerisce immediatamente un legame con il progetto, risulta tuttavia evidente che la formulazione stessa si discosta dalla norma dei volumi della Collana, la cui appartenenza alla serie delle Gioie viene espressa da una dicitura fissa, che non compare nel frontespizio dello scritto di Toscanella. È invece chiaro che l’opera è stata realizzata in funzione del volume A9 della Collana dedicato a Plutarco, edito nel 1566 : il titolo fa riferimento alle due parti che strutturano l’edizione delle Vite, l’opera si apre su due indici che rimandano alle stesse due diverse parti e, nel contenuto che segue, Toscanella rinvia alle pagine del testo edito da Porcacchi. Va tuttavia notato che se Gabriel Giolito aveva pensato di compiere con la stampa del lavoro di Toscanella un’interessante operazione commerciale, come dichiara l’avviso al lettore contenuto nel volume A9 – Plutarco, che annuncia l’uscita imminente di queste Gioie « abusive », non è detto che Porcacchi fosse favorevole al progetto, poiché non ne accenna nell’epistola dedicatoria scritta per lo stesso volume A9. Un po’ più tardi, nel 1571, è Agostino Ferentilli ad innestare sulla Collana un volume dello storico greco Giovanni Zonara49, di cui è l’editore scientifico : egli si presenta, nell’epistola dedicatoria che rivolge a Girolamo Godi, come il creatore d’una nuova Collana di storici greci moderni, e precisa nell’epistola introduttiva della seconda parte del volume di aver rigorosamente seguito i criteri definiti per la Collana ufficiale. Questa volta Tommaso Porcacchi sembrò meno ritroso poiché nel 1573, nell’epistola dedicatoria del volume A6 della Collana (Diodoro Siculo), segnalò che Giolito aveva già stampato una sorta di sezione dedicata agli storici greci moderni (Giovanni Zonara, Niceforo Gregora e Niceta Coniate)50.
La fama degli Anelli della Collana dei Greci suscitò nuovo interesse nel Settecento, probabilmente grazie all’impulso dato da Nicola Francesco Haym, che compì un lavoro di catalogazione dei titoli di storia, basandosi per gli storici greci dell’Antichità sul progetto di Porcacchi e Giolito51. In seguito Dionigi Ramanzini stampò a Verona tra il 1733 e il 1744 diversi titoli52 che riprendevano sia il contenuto che il frontespizio dei volumi della Collana pubblicati da Giolito ; dopodiché subentrò l’editore romano Giovanni Desideri, promotore nel 1788 di una sottoscrizione allo scopo di stampare la Collana di Porcacchi e Giolito53, i cui dodici volumi (e dunque anche quelli che non erano mai stati stampati nel Cinquecento) uscirono tra il 1789 e il 1794. Con l’Ottocento, il termine « collana » il quale, nell’ambito dell’editoria, aveva acquisito uno statuto di nome proprio che indicava esclusivamente l’operazione di Porcacchi e Giolito, divenne a poco a poco un nome comune : nel 1819 l’editore milanese Sonzogno varò una « Collana degli antichi storici greci volgarizzati » riprendendo tuttavia soltanto il principio elaborato da Porcacchi, poiché abbandonò le traduzioni cinquecentesche degli storici per propore versioni moderne. Poi nel 1833 l’editore veneziano Paolo Lampato ideò una « Collana degli illustri storici italiani dal secolo XIII al XIX », che secondo ogni evidenza sfruttava il prestigio di cui ancora godeva la vecchia Collana. Infine, nel 1865, il termine « collana » entrò ufficialmente nel lessico italiano nel senso comune di « collezione editoriale », nel dizionario di Niccolò Tommaseo54 il quale comunque, per far capire chiaramente di che cosa si trattasse, faceva riferimento alla « Collana degli storici greci » di Porcacchi e Giolito, cosa che compare meno sistematicamente nei dizionari di lingua italiana dei secoli XX e XXI, che hanno talvolta perso la memoria dell’origine di quest’accezione del sostantivo « collana », divenuto ormai comune sinonimo di « collezione editoriale ».
La « Collana historica dei greci »
Descrizione della collana secondo il programma esposto nelle pagine liminari di Ditte Candiotto e Darete Frigio Della guerra troiana, Venezia, Gabriel Giolito, 1570)55
[NB: * l’asterisco segnala i titoli che non furono mai pubblicati nella Collana historica]
« Collana de gl’historici [greci] antichi » [« Anelli »]
A1 – Ditti Cretese e Darete Frigio
Ditte Candiotto et Darete Frigio Della guerra troiana, tradotti per Thomaso Porcacchi da Castiglione Arretino, il quale v’ha aggiunto l’ordine, che s’ha da tener nella concatenation dell’historie, & le vite di tutti quelli historici antichi greci, de’ quali è formata la sua collana. Et questo, secondo l’ordine da lui posto, è il primo anello d’essa collana historica, 1570
*A2 – Erodoto56
Progetto di una nuova traduzione delle Storie, a cura di Remigio Nannini.
A3 – Tucidide
Thucidide historico greco Delle guerre fatte fra i popoli della Morea et gli atheniesi ; tradotto dal greco per Francesco di Soldo Strozzi fiorentino : et di nuovo ristampato con la tavola copiosissima di tutte le cose notabili & con le postille. È questo, secondo l’ordine da noi posto, il terzo anello della nostra collana historica, 1563
*A4 – Senofonte et Gemisto Pletone
Per Senofonte, fonte probabile : I fatti de i greci di Xenophonte. Tradotto per messer Lodovico Domenichi, pubbicato da Giolito nel 1548 e nel 155857.
Per Gemisto Pletone, nessuna traduzione rinascimentale in lingua italiana è stata finora identificata58.
A5 – Polibio
Polibio historico greco Dell’imprese de’ greci, de gli asiatici, de’ romani et d’altri. Con due fragmenti delle repubbliche, et della grandezza di Roma, & con gli undici libri ritrovati di nuovo, tradotti per m. Lodovico Domenichi, & dal medesimo riformati & corretti, con le postille, & con la tavola copiosa. È questo, secondo l’ordine da noi posto, il quinto anello della nostra collana historica, 1563
A6 – Diodoro Siculo
Historia overo Libraria historica di Diodoro Siciliano delle memorie antiche, non pur de barbari inanzi, et dopo la guerra troiana, ma ancora de’ greci et de’ romani, nella quale, divisa da noi, per le quattro monarchie in due volumi, si contengono le cose avvenute nello spatio di MCXXXVIII anni, secondo che dal proemio d’essa si comprende, tradotta di greco in latino da diversi auttori, & nella nostra lingua da m. Francesco Baldelli. Con due tavole : una de’ nomi de’ luoghi antichi, & moderni ; & l’altra delle cose notabili, 157459
*A7 –Dionisio di Alicarnasso60
Progetto di una nuova traduzione, probabilmente della Storia antica di Roma, a cura di Tommaso Porcacchi.
*A8 – Flavio Giuseppe
Di Flavio Giuseppe Della guerra de’ Giudei. Libri VII. Libri due contra Arpione e dell’imperio della ragione ; tradotti nuovamente per M. Francesco Baldelli. In Vinegia appresso Gio. et Gio. Paolo Gioliti de’ Ferrari, 158161
A9 – Plutarco
Vite di Plutarco Cheroneo De gli huomini illustri greci et romani, nuovamente tradotte per m. Lodouico Domenichi et altri, et diligentemente confrontate co’ testi greci per m. Lionardo Ghini : con la vita dell’auttore, descritta da Thomaso Porcacchi ; & co’ sommari a ciascuna vita, con tavole, & dichiarationi assai, in modo che non pare che si possa desiderare cosa alcuna alla compiuta perfettione dell’opera. È questo secondo l’ordine da noi posto, il nono anello della nostra collana historica de’ greci, 1566
*A10 – Appiano
Fonte probabile : Historia delle guerre esterne de’ Romani di Appiano Alessandrino. Prima parte. Tradotta da Alessandro Braccio secretario fiorentino. E di nuovo impressa, con tre libri del medesimo autore non più veduti, tradotti da m. Lodovico Dolce, e da lui con somma diligenza corretti. Con la sua tavola, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1554
*A11 – Adriano [= Arriano]
Progetto di una nuova traduzione di Tommaso Porcacchi, verosimilmente della Spedizione di Alessandro.
A12 – Dione Cassio
Dione Cassio Niceo historico greco De’ fatti de’ romani dalla guerra di Candia, fino alla morte di Claudio imperatore. Tradotto di greco in latino per Guglielmo Xilandro d’Augusta, e nuovamente nella nostra lingua ridotto per m. Francesco Baldelli. Vita dell’auttore, descritta per Thomaso Porcacchi, con le postille, & con due tavole copiosissime, l’una de nomi delle città, & de luoghi antichi, ridotti a moderni, & l’altra delle cose notabili. È questo, secondo l’ordine da noi posto, il duodecimo, et ultimo anello della nostra collana historica de greci, 1565
« Collana e concatenation d’alcune gioie historiche »
G1 – Tommaso Porcacchi, Il primo volume delle Cagioni delle guerre antiche di Thomaso Porcacchi, tratte da gl’historici antichi greci a beneficio di chi vol’ adornarsi l’animo delle gioie dell’Historie. È questa, secondo l’ordine da lui posto, una delle prime gioie62 congiunte all’anella della sua collana historica, 1564
*G2 – Ascanio Centorio de gli Ortensi
Progetto di pubblicare per la Collana Il primo discorso di Ascanio Centorio, sopra l’ufficio d’un capitano generale di essercito, che Giolito aveva pubblicato fin dal 1557.
*G3 – Ascanio Centorio degli Ortensi
Progetto di pubblicare per la Collana Il terzo discorso di guerra di m. Ascanio Centorio, nel quale si tratta della qualità, ufficio, et autorita d’un mastro di campo generale, che Giolito aveva pubblicato fin dal 1558.
G4 – Domenico Mora, Il soldato di m. Domenico Mora, bolognese, gentilhuomo grisone, et cavalliere academico Storditi, nel quale si tratta di tutto quello, che ad un vero soldato, & nobil cavalliere si conviene sapere, & essercitare nel mestiere dell’arme. Et questa, secondo l’ordine da noi posto è la quarta gioia congiunta all’anella della nostra collana historica, 1570
*G5 – Ascanio Centorio degli Ortensi
Progetto di pubblicare per la Collana Il quinto et ultimo discorso di guerra del signor Ascanio Centorio de gli Hortensii, dedicato alla milizia, che Giolito aveva pubblicato fin dal 1562.
G6 – Bernardino Rocca, La seconda [-terza] parte del governo della militia di m. Bernardino Rocca piacentino ; nella qual si tratta con discorsi e con essempi de’ più eccellenti historici, come s’ha da procedere ne’ fatti d’arme, ne gli assalti delle fortezze, ne’ ripari di tuttii pericoli di guerra, e nella conservatione de gli stati. Et questa secondo l’ordine da noi posto, è la sesta gioia congiunta all’anella della nostra collana historica, 1570
G763 – Tommaso Porcacchi, Paralleli o essempi simili di Thomaso Porcacchi cavati da gl’historici, accioche si vegga, come in ogni tempo le cose del mondo hanno riscontro, o fra loro, o con quelle de’ tempi antichi. È questa, secondo l’ordine da lui posto, la seconda gioia, congiunta all’anella della sua collana historica, 1566
*G8 –Autori anchi e moderni, Il libro della castrametatione
Progetto di pubblicare in un unico volume tutti gli scritti di autori antichi che trattassero della castrametazione64.
G965 – Bernardico Rocca, Imprese, stratagemi, et errori militari di m. Bernardin Rocca piacentino, detto il Gamberello, divise in tre libri : ne’ quali discorrendosi con essempi, tratti dall’historie de’ greci, & de’ romani, s’ha piena cognition de’ termini, che si possono usar nelle guerre, cosi di terra, come di mare. Con due tavole : l’una de’ capitoli, & l’altra delle cose più notabili. È questa, secondo l'ordine da noi posto, la quarta gioia, congiunta all’anella della nostra collana historica, 1566
*G10 – Remigio Nannini, Il libro dell’orationi militari
Progetto d’inserire nella Collana le Orationi militari. Raccolte per m. Remigio fiorentino, da tutti gli historici greci e latini, antichi e moderni, con gli argomenti che dichiarono l’occasioni, per le quali elle furono fatte, dove sommariamente si toccano l’historie, dal medesimo con diligenza corrette et tradotte, che Giolito aveva pubblicate nel 1557 e nel 1560.
*G... Infine, possibilità di estendere la serie delle Gioie ad altri temi, in particolare al duello e alle fortificazioni.
Per il tema del duello Porcacchi cita nel programma del 1570 Girolamo Muzio (Giolito aveva pubblicato Il duello, fin dal 1550), Giovanni Battista Possevino (autore d’un Dialogo dell’honore... nel quale si tratta a pieno del duello, che Giolito aveva pubblicato fin dal 1562) e Dario Attendolo (autore de Il duello, pubblicato da Giolito fin dal 1562)66.
Per quanto riguarda le fortificazioni, sembra che Porcacchi rinunciasse ad inserire il tema nella Collana : Vitruvio (nella traduzione che Giovanni Antonio Rusconi doveva ancora finire ma che non fu mai pubblicata67) gli sembra troppo generico. Si accontenta dunque di rimandare il lettore ai numerosi autori che avessero scritto in proposito68.