p. 15-46
1. Cenni introduttivi
Le opere di Peter Kolosimo stampate dall’editore Sugar di Milano da metà anni Sessanta ai primi anni Ottanta andarono incontro a un clamoroso successo di pubblico, rendendo i temi dell’archeologia fantastica e dell’ufologia familiari a decine di migliaia di lettori italiani. I best sellers di Kolosimo (all’anagrafe Pier Domenico Colosimo, 1922-1984)1 resero popolari in Italia temi legati a mitiche civiltà scomparse, a fantasiose radici comuni di popoli antichi a diverse latitudini del globo, alla possibilità che la terra fosse stata visitata da alieni iper-evoluti in un remoto passato, all’esistenza di dimensioni della realtà ulteriori a quelle sensibili.
Nella penisola libri come quelli di Kolosimo fecero parte di una stagione che vide per alcuni anni la diffusione di un gran numero di pubblicazioni librarie e periodiche incentrate attorno a temi misteriosi come questi, che si collocavano dal punto di vista del genere a mezza strada tra invenzione e reportage, tra narrazione fantastica e saggistica, andando a costituire un settore in qualche misura contiguo a quello della finzione fantascientifica e fantastica ma non coincidente con esso. L’autore modenese portava in lingua italiana una costellazione di interessi ampiamente diffusi a livello internazionale,2 anticipando in qualche caso il successo di autori che avrebbero raggiunto la notorietà alla fine del decennio Sessanta, come lo svizzero Erich von Däniken (1935-) il cui best seller Erinnerungen an die Zukunft esce in tedesco nel 1968 e viene tradotto in molte lingue tra cui inglese e italiano l’anno successivo.3
Proponiamo una disamina del sodalizio tra Kolosimo e il suo editore milanese, in particolare nel periodo che va da metà anni Sessanta al decennio Settanta. Il presupposto di quest’indagine è che la confezione editoriale – la veste materiale con cui un testo viene messo in circolazione – influenza profondamente il modo in cui quel testo viene letto, ricevuto dal pubblico, e che dunque le scelte editoriali contribuiscono a determinare l’impatto di un’opera entro un dato contesto socio-culturale e storico: chi l’ha letta e perché, perché ha avuto successo oppure no, quali eredità ha lasciato.
2. Sugar: eterodossia culturale
La casa editrice Sugar, nata nel 1957 e rinominata SugarCo nel 1972,4 rappresenta un capitolo relativamente trascurato della storia dell’editoria italiana.5 Nel 1957 viene fondata da Piero Sugar e Massimo Pini, all’epoca ventenni, e si caratterizza per l’appartenenza dei due fondatori all’ambito del socialismo riformista milanese, e per loro capacità di sentire il polso delle trasformazioni in corso nella società e nella cultura italiana.6 La Casa va ad affiancare le iniziative di altri editori all’epoca giovani e innovatori come Garzanti e Feltrinelli. La programmazione della Casa si distingue nel panorama italiano coevo, e uno sguardo al catalogo aiuta a comprendere come mai il sodalizio tra Kolosimo e il suo editore si sia rivelato così fecondo.
Sin dalla fine del decennio Cinquanta, Sugar, che pubblica inizialmente circa quindici titoli all’anno, ospita nelle sue collane testi di un marxismo critico ed eterodosso come ad esempio la Storia della rivoluzione russa e Terrorismo e comunismo di Lev Trockij,7 le opere di teoria politica e letteraria di György Lukács - di cui Storia e coscienza di classe andrà incontro a una particolare fortuna negli ambienti studenteschi sessantottini -8 le opere dello psicoanalista eterodosso Wilhelm Reich, tra cui Psicologia di massa del fascismo, nonché i titoli dedicati alla controversa teoria dell’energia orgonica.9 Negli anni Sessanta molte opere caratterizzanti di questo discorso che contribuisce all’entrata nella cultura italiana di voci critiche e anticonformiste escono nella collana Argomenti (diretta da Luciano Pellicani e Paolo Flores d’Arcais),10 in cui accanto a Reich e Lukács si trovano altri nomi di primo piano della cultura europea e nordamericana del Novecento come il sociologo e filosofo spagnolo José Ortega y Gasset, il filosofo e laburista tedesco Karl Korsh, il teorico dei media canadese Marshall McLuhan, e, dal 1968, autori della scuola di Francoforte come Max Horkheimer e Theodor Adorno.
Nel campo della narrativa le scelte sono eclettiche, spregiudicate, innovative e provocatorie per l’epoca o – oggi possiamo dire ex postero – precorritrici. Sugar pubblica il romanzo Focus di Arthur Miller, quasi tutta l’opera narrativa di Samuel Beckett, il maestro della beat generation Jack Kerouac, le traduzioni, piuttosto tempestive rispetto alle prime edizioni in inglese, di una decina di titoli di William Burroughs tra cui il fondamentale Pasto nudo.11 La Casa traduce anche quasi tutta l’opera di Charles Bukowski, opere di William Styron, e Chiedi alla polvere del sottovalutato John Fante. Tra gli autori italiani vi sono un esordiente Carmelo Bene e Alberto Bevilacqua al secondo romanzo. Un filone centrale sul fronte letterario è quello erotico con opere di Sade, Georges Bataille, e Pierre Klossowski, uno dei « maestri segreti » della coscienza europea novecentesca riconosciuti da Alberto Arbasino.12 Hollywood Babilonia di Kenneth Anger, oggi ampiamente noto nella successiva edizione Adelphi, nel 1960 viene sequestrato per oscenità, mentre Luciano Bianciardi viene rinviato a giudizio per offesa al pudore per il racconto « La solita zuppa » nell’antologia L’arte di amare (1966).13 Anche L’amoralista (1960) dello stesso Pini viene sequestrato per offesa al pudore nel 1961.14
Nel corso degli anni Settanta e poi Ottanta questi filoni saranno affiancati da altri – opere di storia lombarda – e numerosi titoli faranno di SugarCo la casa editrice ufficiosa del socialismo italiano con i diari di Piero Nenni, opere di Bettino Craxi e nei primi anni Ottanta scritti d’occasione di Paolo Pillitteri,15 presente anche con varie introduzioni e collaborazioni,16 Luciano Pellicani, Enzo Bettiza. Il legame con il partito sarà sancito dall’assunzione della presidenza da parte di Pillitteri e della vice-presidenza da parte della futura senatrice Margherita Boniver nel 1979.17
3. Sugar: il letterario e l’insolito
Le opere di Kolosimo fanno parte di un più ampio interesse per temi insoliti per l’editoria italiana rappresentato, nel catalogo Sugar, dai due volumi della Guida all’Italia leggendaria e misteriosa di Spagnol,18 allestita sul modello della Guide de la France mystérieuse di René Alleau,19 e dall’importante presenza di H. P. Lovecraft, con vari titoli pubblicati sin da metà anni Sessanta e che precedono di più di un decennio la riscoperta di questo maestro del fantastico americano avvenuta negli ambienti degli appassionati alla fine degli anni Settanta e seguita dal successo presso un più vasto pubblico solo anni più tardi.20 La collana «Olimpo nero» negli anni Sessanta propone un’originale commistione di temi erotici e gotici, allineando raccolte di racconti di Poe accanto a numerose opere di Sade, racconti di Charles Nodier, il Frankenstein di Mary Shelley, opere di Leopold von Sacher Masoch e i classici del romanzo gotico di Ann Radcliffe.21 La ricerca letteraria di Sugar include insomma una precoce apertura ai generi del fantastico, inteso nelle sue declinazioni letterariamente raffinate, e un’attenzione per fermenti culturali ancora poco familiari ai lettori italiani, come l’attenzione – tutta eterodossa e anticonformista – al mondo della psicoanalisi e della sociologia della cultura e dei media. Autori come Burroughs, Stefan Zweig, Herman Hesse, Ernst Jünger, assieme a Hollywood Babilonia si ritroveranno non a caso in anni successivi anche nel catalogo di Adelphi, una casa che si caratterizza per lo spazio dato a « filoni fantastici della letteratura » e per la « compresenza di generi letterari diversi e convergenza di letteratura e saggistica », agli ambiti della spiritualità, del mitologico e del simbolico.22
Nel complesso le proposte di Sugar-SugarCo tanto sul fronte saggistico quanto su quello letterario testimoniano di una curiosità « verso aree ‘estreme’ dell’esperienza letteraria », « un’idea di autenticità della scrittura come conoscenza dell’ignoto, del non-visto, dell’azzardo esistenziale ».23 Sul fronte letterario, la sensibilità della Casa è spiccatamente originale rispetto al panorama italiano coevo, dove a dominare i premi letterari e le terze pagine dei giornali sono, negli anni Sessanta, filoni come quelli neorealista e neoavanguardista e dove i generi dell’arcipelago speculativo e fantastico sono ancora largamente relegati in pubblicazioni da edicola, e suscitano le diffidenze della critica letteraria, incline a bollare i generi fantastici di escapismo e disimpegno.24
Figura 1. H. P. Lovecraft, Le montagne della follia: due romanzi e due racconti (At the Mountains of Madness, 1931, e altri) Milano, Sugar, « I Giorni » 15, 1966, tr. Giovanni De Luca, La copertina non è accreditata. L’immagine è il dettaglio di una scultura azteca raffigurante la divinità Ehecatl-Quetzalcoatl, che reca uno scheletro sulla schiena (Life-Death Figure, 900-1250, Brooklyn Museum, Frank Sherman Benson Fund and the Henry L. Batterman Fund, 37.2897PA). Collezione privata.
4. L’approdo di Kolosimo a Sugar
Terra senza tempo nel 1964 inaugura la collaborazione di Kolosimo con l’editore Sugar.25 Non si tratta dell’esordio di Kolosimo: dopo le prime esperienze giornalistiche sulla carta stampata e in ambito radiofonico in gioventù,26 Kolosimo aveva firmato tra 1956 e 1963 articoli (anche) in ambito scientifico e tecnico su due riviste della galassia editoriale salesiana torinese - Giovani, e Meridiano 12 - in cui avevano cominciato ad affacciarsi i temi che ne caratterizzano la produzione maggiore.27 Mentre proseguirà anche nei decenni successivi le collaborazioni nell’area della cronaca, della narrazione umoristica, della sessuologie su varie testate e sotto vari pseudonimi,28 la sua firma tra 1957 e 1960 era comparsa in calce a pezzi di anticipazione futuristica anche sul periodico di razzo-missilistica e fantascienza Oltre il Cielo, una delle riviste seminali nella storia della fantascienza in Italia.29 Nel 1957 il romanzo fantascientifico breve Fronte del sole era stato ospitato nella collezione « I Narratori dell’Alpha Tau. Archivi del Futuro » (della romana Irsa Muraro Editrice), sotto lo pseudonimo di Omega Jim.30 Sulla testa collegata Cosmic. Selezione di fantascienza usciva nello stesso 1957 l’articolo « Fratelli dell’infinito » che prefigurava, nel titolo e nel contenuto, uno dei libri futuri, e nella rubrica « Osservatorio di Alfa-Tau » sulla stessa rivista, firmata con buona probabilità da Kolosimo con lo pseudonimo di Sagittario, avevano fatto capolino anche i temi fanta-archeologici e clipeologici che tanto peso avranno nella sua produzione successiva.31 Trattando di mitici continenti scomparsi e interpretazioni fantastiche di evidenze archeologiche sparse per il globo, Kolosimo si avvantaggiava del proprio plurilinguismo, che gli consentiva già di documentarsi su pubblicazioni anglofone e tedesche e di allacciare corrispondenza con autori con von Braun.32
Il libro Il pianeta sconosciuto era uscito per le edizioni salesiane S.E.I. (Società Editrice Internazionale) nel 1959 e in una nuova edizione nel 1964. Nel 1960 S.E.I. aveva pubblicato anche Alla conquista del sesto continente, traduzione italiana firmata da Kolosimo di Der Wettlauf zum sechsten Kontinent (1954) dello zoologo tedesco Erich Dautert.33 Nei primi anni Sessanta Kolosimo stava sviluppando i suoi temi fantarcheologici anche nella collaborazione alla Settimana Incom Illustrata (1961-63).34 Gli scritti giornalistici di questi anni costituiscono un serbatoio da cui i libri successivi attingono molti motivi e materiali,35 secondo percorsi testuali di raccolta e riuso comuni nel lavoro culturale dell’epoca come in seguito. Le traiettorie di maturazione e riuso che portano dalle collaborazioni giornalistiche ai libri monografici testimoniano il graduale sviluppo di interessi fantarcheologici nel percorso di Kolosimo, nonché nella coeva editoria soprattutto periodica: seguire la firma di Kolosimo – e i suoi numerosi pseudonimi e pseudotraduzioni -, ricorrente in queste testate di varia natura e area culturale permette di scorgere l’interesse che in queste sedi si accende per temi di divulgazione scientifica e il graduale innestarsi su di essi di un gusto per la fantasia scientifica e il meraviglioso tecnologico. La crescita professionale di Kolosimo in qualche misura coincide anche con la preparazione dello spazio culturale italiano al successo dei temi e dei modi che ne caratterizzeranno i libri più famosi.
Questo successo può contare, nell’Italia di metà anni Sessanta, su altri fenomeni mediatici ed episodi della corsa allo spazio che stanno favorendo l’interesse di un ampio pubblico per temi legati all’esplorazione del cosmo e agli avanzamenti della tecnologia astronautica. I rapporti con il torinese Centro Studi Clipeologici (poi Gruppo Clypeus) animato da Gianni Settimo esemplificano invece i complessi legami culturali di Kolosimo con gli ambienti dell’ufologia italiana. Si tratta di legami biunivoci. Con il circolo clipeologico di Settimo nascono a metà anni Sessanta delle collaborazioni che influenzano la produzione successiva di Kolosimo, la quale a sua volta viene poi recepita e discussa da questi ambienti, e crea delle occasioni inusitate di esposizione delle idee provenienti da questo circolo presso un pubblico altrimenti non raggiunto dalle pubblicazioni specializzate e dai notiziari interni. Sul primo fronte, come ha notato Edoardo Russo, tra Kolosimo e Settimo nasce « una collaborazione, con influenze reciproche, che segna una svolta tematica nella pubblicistica di Kolosimo, influenzando la virata dall’archeologia misteriosa di Terra senza tempo alla vera e propria “archeologia spaziale” ».36 Di questo sodalizio sono testimonianze le ampie citazioni delle ricerche di Settimo e altri collaboratori del gruppo in Non è terrestre,37 nonché le menzioni lusinghiere in vari articoli negli anni.38 Il Nostro collabora con Clypeus, la rivista del Centro Studi Clipeologici, tra 1966 e 1970, affiancando la sua firma a quelle di Roberto Pinotti e Walter Raymond Drake tra gli altri. Della rottura con Settimo, consumatasi in occasione del lancio di due periodici concorrenti in edicola (i numeri di Clypeus usciti per la MED e Pi Kappa) si vede un riflesso anche nella svolta scettica di alcuni scritti kolosimiani sul tema degli UFO e nei toni duri adottati nei confronti dei movimenti ufologici in generale, e non più solo a riguardo delle frange « contattiste », ossia di coloro che sostengono di intrattenere contatti e comunicazioni con gli extraterrestri.39
5. Il varo di « Universo sconosciuto »
Terra senza tempo entra quasi subito a far parte di « Universo sconosciuto », collana kolosimiana che diventa rapidamente una delle più prolifiche e longeve della Casa, allineando più di 50 titoli nel corso dei soli due decenni successivi. Notiamo però che la prima edizione di Terra senza tempo, finita di stampare nell’aprile del 1964, non dà abbrivio alla collana Universo sconosciuto: il titolo vi viene inserito successivamente e vi figura infatti come quarto in ordine di uscita. La prima edizione di Terra senza tempo viene proposta come parte della collana Il costume contemporaneo. Titoli usciti in questa serie e pubblicizzati sulla quarta di copertina di Terra senza tempo sono La magia di Maurice Bouisson, la Storia dello FBI di Don Whitehead, Le ultime 95 ore di Mussolini di Franco Bandini e Nostra signora dello spasimo di Bernardino Zapponi. Altri argomenti toccati da Il costume contemporaneo spaziano dal costume sessuale alla superstizione alla storia culturale di pornografia e censura, ad altri capitoli della storia del Novecento. Nel 1964 dunque, Sugar inserisce Kolosimo in una serie dedicata allo studio del passato, con riguardo a capitoli misteriosi di vicende antiche (come l’inquisizione in Zapponi) e moderne (ad esempio lo spionaggio in Whitehead), nel solco delle « storie segrete », a metà tra saggio e inchiesta. Il numero 1 per l’uscita in « Universo sconosciuto » è ufficialmente attribuito a Ombre sulle stelle nel 1966.40 Questo dettaglio suggerisce una congiuntura interessante nelle strategie editoriali di Sugar: è possibile che, dopo aver inserito Terra senza tempo in un filone di produzione esistente, l’editore abbia osservato un riscontro di pubblico tale da spingerlo alla costruzione di un contenitore editoriale a sé stante attorno alla produzione kolosimiana, e/o che abbia ulteriormente messo a fuoco l’originalità tematica e generica delle opere di Kolosimo e ritenuto di valorizzarla con una collana ad hoc. Che la creazione di « Universo sconosciuto » sia stata suggerita dal successo commerciale di Terra senza tempo o da ragionamenti culturali sono motivazioni che non si escludono mutuamente e che, anzi, nella strategia di una casa editrice è probabile trovare intrecciate. La vicenda testimonia in ogni caso il precisarsi del sodalizio tra l’autore e il suo editore e, con esso, di un riconoscibile discorso di collana.41 Della fluidità iniziale precedente il varo di « Universo sconosciuto » sono spia anche le edizioni di Terra senza tempo e Ombre sulle stelle nella collana Problemi e documenti tra 1965 e 1966, una scelta che non interesserà i titoli di Kolosimo successivi. Aggiustamenti di tiro significativi interessano anche la veste materiale: prima edizione di Terra senza tempo è cartonata con sovracoperta, particolarità condivisa successivamente solo dalla prima edizione di Ombre sulle stelle, mentre le prime edizioni delle opere successive saranno tutte brossurate. Le 110 illustrazioni e le 2.500 lire del prezzo di copertina di Terra senza tempo diminuiranno nei titoli subito successivi, in favore di una confezione più economica.
Nel catalogo dei libri di SugarCo disponibili al 1984 la summenzionata collana Il costume contemporaneo, che aveva ospitato Kolosimo accanto a Bouisson e altri, non compare: due titoli di Bouisson (ma non La magia), La storia dell’FBI e Nostra signora dello spasimo compaiono nella Varia, Le ultime 95 ore di Mussolini figura nella Nuova biblioteca storica (dove non sono inclusi gli altri).42 È possibile che si trattasse di una collana abbozzata ex postero rispetto alla pubblicazione dei titoli, il cui inserimento desumiamo dalla quarta di copertina e dalla lista di titoli nelle ultime pagine della prima edizione Terra senza tempo: un tentativo poi abbandonato in favore del varo di « Universo sconosciuto » e della distribuzione alternativa degli altri titoli. Non è quindi scorretto ricondurre, come Kolosimo stesso fece in una testimonianza scritta nei primi anni Ottanta,43 la nascita di « Universo sconosciuto » a Terra senza tempo: anche se il varo effettivo della collana va ascritto all’uscita del libro successivo, il titolo che avvia la collaborazione di Kolosimo nel 1964 spinge la casa editrice all’avvio del nuovo progetto. La filiazione è testimoniata nel mantenimento della grafica di copertina.
Figura 2. Sovracoperta della prima edizione di Peter Kolosimo, Terra senza tempo, Milano, Sugar, aprile 1964. Si nota in quarta la pubblicizzazione dei titoli di Bouisson, Whitehead, Bandini e Zapponi come usciti « Nella stessa collana » (« Il costume contemporaneo »). Collezione privata
6. « Universo sconosciuto »: il discorso di collana
Per tutti gli anni Sessanta e Settanta in « Universo sconosciuto » la presenza di Kolosimo resta caratterizzante: undici sue opere escono dalla nascita al 1981, e verranno spesso ristampate e tenute in catalogo fino alla cessione a Mursia.44 Altri autori e titoli inclusi nella collana « Universo sconosciuto » seguono le direttrici tematiche che nei lavori di Kolosimo si trovano intrecciate: interessi per le sacche di mistero ancora presenti sul nostro pianeta, per le cosiddette scienze di frontiera, per l’etnografia e la comparatistica culturale. Traiamo qualche esempio dai primi anni di attività. Significative sono le inclusioni delle indagini di Frederick William Holiday sul mostro di Loch Ness45 e de Il grande ignoto, opera sulla terra cava e gli UFO di Raymond Bernard – pseudonimo dell’esoterista Walter Siegmeister.46 In campo parapsicologico « Universo sconosciuto » ospita ad esempio le indagini dello psichiatra Jules Eisanbud47 e il libro-inchiesta del giornalista e appassionato Leo Talamonti negli ambiti della veggenza, della precognizione e di altre scienze occulte dalla telepatia alla medianità.48 Quest’ultimo, « uno dei più influenti best-seller sul paranormale usciti negli anni Sessanta, più volte ristampato anche nel decennio successivo »49 sarà seguito da La mente senza frontiere nel 1974.50 Rivelatrice del filone di interesse per i fenomeni extrasensoriali nella collana di Sugar è anche la presenza dello psichiatra svedese Nils-Olof Jacobson con la sua opera Vita dopo la Morte? dedicata allo stato dell’arte nelle ricerche delle percezioni extrasensoriali, delle abilità paranormali e delle dimensioni ulteriori dell’esistenza.51
L’interesse per le culture extraeuropee è rappresentato ad esempio dal saggio/memoir dell’antropologo Tobias Schneebaum, dato per morto in Perù e vissuto per anni con una tribù remota, pubblicato col titolo sensazionalistico di Sono stato un cannibale.52 Archeologia e paleontologia compaiono in opere non canoniche come Il cimitero dei dinosauri di Virgilio Boccardi e Cino Boccazzi, un libro che racconta di due spedizioni compiute nel deserto del Teneré (Sahara) non tanto presentando i risultati in forma saggistica, quanto piuttosto un avventuroso diario delle missioni e delle scoperte.53 Nel mondo allucinante degli etruschi e Le Vie Segrete degli Etruschi presentano le ricerche archeologiche di Mario Signorelli guidate da esperienze medianiche e fenomeni metapsichici.54
Indicativo del successo della serie è il fatto che autori pubblicati nella collana vengano subito dopo assoldati da altre case editrici. A seguito dei suoi due titoli di etruscologia medianica con Sugar, ad esempio, Signorelli pubblica anche con Mediterranee e Armenia, proseguendo il filone etrusco e occupandosi anche di Atlantide.55 Con un percorso ricorrente per molte autrici e autori, dopo il successo ottenuto con Sugar Talamonti passa in seguito a sigle di maggiori dimensioni - Mondadori e Rizzoli con i titoli successivi - mentre il mensile Scienza e ignoto dedicato a temi misteriosi, magici, occultistici e parapsicologici ne capitalizza la notorietà a partire dal 1972.56 Eloquente dello spazio editoriale che si è ritagliata la collana di Sugar è il fatto che di molti titoli nuove edizioni continuano a comparire negli anni successivi: oltre alle ristampe nella stessa collana alcuni titoli vengono accolti nella collana « Tasco », altri ceduti per edizioni al Club degli editori o Club italiano dei lettori, altri a case come Longanesi.57
L’inizio del successo di « Universo sconosciuto » e del mensile Pi Kappa su cui torneremo tra poco precede il cosiddetto boom editoriale della fantascienza che interesserà la fine del decennio Settanta e si inscrive piuttosto nell’onda lunga dell’ondata di interesse verso le tecnologie spaziali che era stata favorita dopo il 1957 dal lancio del primo Sputnik, e nel 1961 dal lancio di Yuri Gagarin, il primo volo umano nello spazio. Verso la fine degli anni Cinquanta e fino ai primi anni Sessanta questi fatti, nonché l’arrivo di una cospicua produzione cinematografica statunitense sui grandi schermi italiani (es. L’invasione degli ultracorpi, 1957; Radiazioni BX distruzione uomo, 1960) avevano alimentato l’interesse di un nuovo pubblico verso testate a tema fantascientifico.58 Sugar aveva captato questi temi spaziali pubblicando nella collana « Panorami sonori » il disco Uomini sulla luna, con la registrazione dei « suoni della navigazione spaziale » e dei « rumori misteriosi dell’approdo sulla Luna ».59
7. Sugar e l’editoria dei misteri nell’Italia degli anni Sessanta-Settanta
Il profilo culturale di « Universo sconosciuto » è molto originale nell’Italia di metà anni Sessanta e dà fondamentale impulso a un filone poi ripreso da altre sigle editoriali che operano in ambiti contigui.60 Le edizioni Mediterranee si interessano sin dagli anni Cinquanta di discipline spirituali e filosofie orientali,61 coltivano un filone di sessuologia e marginalmente psichiatria, e verso metà anni Sessanta cominciano a pubblicare in ambito in ambito occultistico ed esoterico, ma spesso non ancora in collane specificamente dedicate a questi temi.62 Nel 1973 varano la collana UFO - presenza stabile e longeva che comprende anche titoli di primo piano, ad esempio traduzioni di Adamski -63 ma i temi spaziali e ufologici sono ancora marginali nel complesso del catalogo e soprattutto sono declinati in un contenitore editoriale specifico che non interseca gli interessi fanta-archeologici kolosimiani. Gli ambiti esoterico e parapsicologico trovano poi spazio in collane portanti come Orizzonti dello spirito dal 1968, con lavori di Evola, Eliade, Guenon, orientalistica e soprattutto Biblioteca dei misteri dal 1972. Armenia, con la sua specializzazione letteraria in fantascienza e soprattutto fantasy e con le numerose collane dedicate alla new age apre i battenti alcuni anni più tardi, nel 1972. La collana « Ai confini della realtà » nasce nel 1973, meno prolifica di « Universo sconosciuto », include titoli legati soprattutto a ufologia e clipeologia. L’autore più rappresentativo è qui Roberto Pinotti, affiancato da traduzioni di autori come Walter Raymond Drake. Le attività della collana si affievoliscono però alla fine del decennio Settanta. Un breve momento di rilancio avrà luogo alla fine degli anni Novanta, decennio segnato dal successo della serie televisiva X-Files (dir. Chris Carter, 1993-2002) e dal caso mediatico dei filmati delle autopsie aliene che il produttore britannico Ray Santilli vende ai network televisivi di tutto il mondo nel 1995. « Ai confini della realtà » pubblica in questo periodo quattro titoli sotto la direzione di Edoardo Russo.64
Nei primi anni Settanta anche il mercato dei periodici intercetta e riflette questi filoni: accanto al già citato Scienza e ignoto, Il Giornale dei Misteri nasce nel 1971,65 Armenia lancia nel 1972 il mensile Arcana. Mensile del mondo occulto e misterioso che, cambiando dopo poco titolo in Gli Arcani e cambiando sottotitolo in L’uomo e l’ignoto nel 1977, esce fino al 1981 mantenendo un ampio spazio dedicato a temi ufologici. Nel 1975 lo stesso editore milanese vara anche ESP. Mensile di parapsicologia e fenomeni dell'insolito, destinato a chiudere l’anno successivo. Vita breve avrà anche Il mondo della parapsicologia di cui usciranno quattro numeri nel 1980, forse anche a causa dell’approccio in contrasto con quello che contraddistingueva Gli Arcani dello stesso editore, in ogni caso adatti a intercettare più numerosi lettori grazie alla inferiore specializzazione e alla trasversalità delle tematiche.66 Proprio all’inizio del decennio Settanta Clypeus, il già menzionato Notiziario ai corrispondenti del Centro Studi Clipeologici la cui testata è registrata in tribunale sin dalla fondazione nel 1964, fa il salto verso l’edicola, con quattro numeri usciti per i tipi della MEB di Torino tra 1972 e 1973 – in concomitanza con il varo di Pi Kappa, alimentando quel già accennato momento di competizione e distacco che caratterizza i rapporti tra i rispettivi curatori, come evidenziato da Edoardo Russo.67 Quest’ondata di « editoria del mistero »68 rappresenta l’allargamento a un mercato generalista di interessi che non compaiono improvvisamente nel panorama italiano, e che negli anni precedenti si trovano già ampiamente consolidati tra cerchie ristrette di appassionati. Il percorso di Clypeus – da notiziario interno di un’associazione, alla distribuzione in edicola e ritorno – è esemplare di ciò. Le riviste che nascono in questi anni continuano a intercettare segmenti di pubblico diversi: se alcune si propongono come organi interni di associazioni, specialistiche e con una circolazione ristretta, 69altre sono programmaticamente rivolte a un pubblico ampio, stampate in decine di migliaia di copie e distribuite nel circuito delle edicole.70
Questo sfondo è molto utile per evidenziare la cifra particolare che contraddistingue le iniziative kolosimiane di Sugar-SugarCo: la priorità cronologica di « Universo sconosciuto » è resa possibile dal percorso intellettuale di Kolosimo che coltiva interessi verso il misterioso, il fantascientifico e la divulgazione di temi spaziali in maniera sistematica almeno dagli anni Cinquanta, e che a partire dagli stessi anni ha cominciato a costruire una rete di rapporti – epistolari e culturali in senso ampio – con interlocutori specialisti all’estero. Più oltre, nel decennio Sessanta Kolosimo tesse collaborazioni e sodalizi che lo portano in contatto con ambienti di appassionati di vari temi, di cui sente il polso – per dir così –, facendo delle sue opere degli originali collettori di diverse tendenze esistenti. La nostra ipotesi è le opere di Kolosimo edite in « Universo sconosciuto » intercettino dunque gli interessi di cerchie diverse, in parte sovrapponibili, e che, soprattutto, la sua particolare ricetta dia un risultato maggiore di una mera somma delle parti, in grado di traghettare questa galassia di suggestioni presso un pubblico più ampio. Da questo punto di vista la scelta squisitamente editoriale fatta da Sugar varando un contenitore in cui programmaticamente coesistono diverse anime del misterioso – dalla ufologica alla archeologica, dalla leggendaria alla parapsicologica – valorizza questa particolare cifra kolosimiana e fa da apripista ad una più ampia ondata di pubblicazioni.
Figure 3a e 3b. Prima e quarta di copertina della prima edizione di Peter Kolosimo, Non è terrestre, Milano, Sugar, « Universo sconosciuto » 3, 1968. Si nota in prima la sottolineatura dell’autorialità di Kolosimo già riconoscibile, tramite l’associazione ai due titoli già pubblicati. In quarta il discorso di collana di « Universo sconosciuto » è formulato con evidenza dal titolo in alto e dal paragrafo programmatico in basso. Collezione privata.
8. Il successo
Quando Non è terrestre si aggiudica il premio Bancarella nel 196971 il riconoscimento del successo di Kolosimo presso un pubblico ampio e non specializzato è stato significativamente preceduto, l’anno prima, dal premio Città di Torino, che Gianni Settimo ha organizzato per il collaboratore di Clypeus preferito dai lettori, e per il quale ha ottenuto il sostegno del sindaco del capoluogo piemontese. Il premio viene conferito in occasione del Secondo incontro nazionale della letteratura d’avanguardia e d’anticipazione,72 precedente di un decennio esatto il convegno organizzato da Luigi Russo a Palermo che nel 1978 segnerà il debutto della fantascienza negli ambienti accademici italiani.
Il Bancarella si distingue da altri premi italiani per la sua rappresentatività di un successo di pubblico piuttosto che di critica, come Kolosimo stesso lucidamente ha ricordato in un intervento successivo.73 I vincitori di premi come lo Strega e il Campiello sono decretati (o pre-selezionati) da giurie di persone di cultura, che valutano a proprio giudizio i meriti letterari delle opere candidate. Il Bancarella, nato nel 1953, è invece gestito da un’associazione di librai e mira a riconoscere sì il valore letterario delle opere insignite, ma come ingrediente di una merce libro di cui interessa precipuamente il risultato sul mercato, come indice di un funzionante rapporto di fiducia tra librai e lettori, ossia tra chi vende i libri e chi li compra.74 Se negli anni Cinquanta il Bancarella è stata una cartina di tornasole del dominio della forma romanzo sul mercato librario della penisola,75 l’assegnazione del riconoscimento a Kolosimo negli anni Sessanta è accompagnata da quelle ad altri saggi, reportage, opere divulgative ad esempio di Indro Montanelli e Roberto Gervaso, Oriana Fallaci, Enzo Biagi spia del successo di generi letterari non di invenzione tipico degli anni dei movimenti e della contestazione.
Il Bancarella a Non è terrestre sancisce – e al contempo contribuisce a consolidare – il successo di Kolosimo presso un vasto pubblico e resta sino ad oggi l’unico mai assegnato a un libro edito da Sugar-SugarCo. Giunto alla terza edizione nel dicembre del 1968,76 alla quinta nel marzo del 1969,77 a ridosso dell’assegnazione del premio (agosto), Non è terrestre conta 70.000 copie vendute nel settembre del 1969.78 Durante la cerimonia Kolosimo dedica il libro « agli astronauti, a quelli che sono andati sulla Luna e a quelli che andranno oltre la Luna », aggiungendo di considerare la vittoria « un'affermazione della divulgazione scientifica » ed esprimendo il desiderio che città come Pontremoli dove ha sede il premio, e in generale le città italiane dedichino « una strada agli astronauti, non a Gagàrin o ad Armstrong, ma a tutti gli astronauti, agli uomini che decideranno il destino della nostra umanità ».79
La scelta dei librai certifica e sprona le vendite rilevanti registrate dalle edizioni Sugar delle opere kolosimiane: nel 1971 i primi quattro titoli di Kolosimo usciti in « Universo sconosciuto » raggiungono nel complesso 500.000 copie vendute.80 Il Bancarella favorisce senza dubbio l’esposizione mediatica dell’autore e una stagione di rinnovato successo per il singolo titolo assegnatario, e favorisce la considerevole fortuna cui vanno incontro anche i successivi libri nella collana: Astronavi sulla preistoria, licenziato nel 1971, nei primi mesi di distribuzione vende 50.000 copie e giunge rapidamente alla terza edizione,81 nel giugno del 1972 è alla quarta edizione e a 75.000 copie vendute, nel novembre dello stesso anno a 300.000.82 Odissea stellare raggiunge 50.000 copie vendute in meno di un anno.
Senza voler ricostruire qui in maniera esaustiva tutte le traiettorie editoriali dei libri di Kolosimo, vale la pena menzionare il fatto che lungo gli anni tra fine Settanta e Ottanta alle tirature già rilevanti di Sugar si aggiungono numerose edizioni su licenza – negli Oscar Mondadori, e soprattutto per sigle come Euroclub (all’epoca proprietà del gruppo tedesco Bertelsmann), Club italiano dei lettori, Club degli Editori (facente capo a Mondadori), ossia imprese che vendono libri per corrispondenza, con formule simili ad abbonamenti. Si tratta di edizioni oggi tendenzialmente snobbate dai collezionisti e decisamente trascurate nelle storie dell’editoria, ma il cui impatto non va sottovalutato: esse portano molti titoli a prezzi incredibilmente concorrenziali nelle case di migliaia di italiane e italiani poco aduse a entrare in libreria, il Club degli Editori conta ad esempio, a metà anni Sessanta, 100.000 soci83 e seppure non tutti comprino tutti i titoli proposti dal Club, tirature a cinque cifre sono nella norma per i titoli che vi escono.
Un capitolo meritevole di future ricerche è quello della parallela fortuna internazionale: a partire dalla fine del decennio Sessanta i libri di Kolosimo vengono tradotti in numerose lingue, tra cui tedesco, francese, inglese – con edizioni in Inghilterra e Stati Uniti –, olandese, spagnolo – con edizioni dapprima in Spagna in seguito anche in Messico –, finlandese, portoghese, giapponese. Nel corso del decennio Settanta si aggiungono versioni in altre lingue tra cui turco, croato e greco; negli anni Ottanta e Novanta catalano e coreano, mentre le versioni nelle principali lingue europee compaiono spesso anche in successive ristampe ed edizioni.84
Figura 4. Box promozionale di annuncio del Premio Bancarella assegnato a Non è terrestre, La Stampa, 7 settembre 1969, p. 15.
9. Tra corsa allo spazio e suggestioni letterarie
Qual è il segreto del successo di Kolosimo? La ricetta kolosimiana comprende una serie di argomenti legati dalla fascinazione per il misterioso e il meraviglioso. Una cifra distintiva nel panorama editorial-letterario italiano è il modo entro cui questi argomenti si inanellano entro un circolo temporale che lega, vertiginosamente, teorie su civiltà iper-avanzate scomparse in epoche remote, contatti della Terra con civiltà aliene avvenuti nel passato, parallelismi tra evidenze archeologiche e i progressi tecnologici della corsa allo spazio durante la guerra fredda. Un ingrediente fondamentale di questa ricetta di Kolosimo è anche il bagaglio estremamente ampio e colto di riferimenti culturali – esoterici, folklorico-mitologici e letterari soprattutto – che spesso rende i capitoli dei suoi libri una rassegna enciclopedico-narrativa ora su questo ora su quel tema.85
Nel tracciare una storia culturale dei temi misteriosi, su cui concentra di pagina in pagina l’attenzione, Non è terrestre spazia ad esempio entro una biblioteca ideale che va dal materiale folklorico riusato da William Butler Yeats,86 alla space opera di Murray Leinster,87 dalla luna vista da Plutarco,88 Luciano di Samosata89 e dalle fonti classiche di Flammarion,90 alla fantascienza novecentesca ricca di elementi avventurosi e suggestioni archeologiche di autori come Pierre Benoît,91 Charles Henneberg92 e Donald Wandrei.93 Trovano cittadinanza in queste storie di date idee fantastiche anche bufale del passato. Stigmatizzate dall’autore come tali, truffe, abbagli scientifici o burle celebri sono non di meno presenti, impiegate per dar corpo e gusto letterario a fenomeni come la credenza nell’esistenza di esseri umani giganti in luoghi o tempi remoti.94 Opere come Italia mistero cosmico esemplificano un ampio uso di materiale mitologico e folklorico narrativizzato con sapienza, e, anche qui, inserito in un’ampia rete di risonanze comparative. In altri esempi, come Fiori di Luna, uno spazio più consistente trova il riuso di informazioni sull’attualità della ricerca scientifica e tecnologica.
Il contenuto e il successo dei libri di Kolosimo devono molto alle suggestioni letterarie che si affastellano e affiancano la citazione di fonti scritte e visive pseudo-scientifiche e le testimonianze orali di « esperti » riportate talvolta con formule simili a quelle di un reportage giornalistico di investigazione su luoghi misteriosi.95 In Non è terrestre si fa notare ad esempio un riferimento al conte di Gabalis,96 Le Comte de Gabalis ou Entretiens sur les sciences secretes pubblicato da Nicolas-Pierre-Henri de Montfaucon de Villars nel 1670.97 L’opera, che ebbe ampia influenza sulla letteratura europea successiva, ma anche in circoli occultistici ed esoterici, ospitava dei dialoghi in cui il conte del titolo discorreva di esseri immateriali, teorie di Paracelso, rosicrucianesimo. Senza specificare la natura squisitamente letteraria della fonte, Kolosimo ne riprende « a puro titolo di curiosità, una strana storia ». Così anche le opere di H. P. Lovecraft – in particolare At the Mountains of Madness –98 sono un grande serbatoio di suggestioni a proposito delle rovine di civiltà antartidee perdute e culti ancestrali di origine aliena. La natura romanzesca della fonte evidenziata in alcuni passi finisce in ombra nella traduzione inglese.99 Kolosimo costituisce un capitolo italiano nella storia dell’influenza dello scrittore di Providence sui successivi teorizzatori delle visite di « antichi astronauti ». Un’ampia genia di opere pseudo-scientifiche in contesto anglofono trovava nell’horror cosmico di Lovecraft ispirazione per immaginare un’archeologia latrice di inquietanti scoperte sul passato del pianeta e della specie umana.100 La stessa opera di Lovecraft faceva parte di una rete intertestuale in cui idee su un passato alieno circolavano a cavallo tra immaginazione letteraria e circoli pseudo-scientifici, traendo ispirazione da teorie teosofiche,101 e facendo leggere ai suoi personaggi libri come l’Atlantis di Donnelly e le opere di Charles Fort – pure noto e usato da Kolosimo,102 accanto a volumi di finzione come il Necronomicon di Abdul Alhazred.103
10. Pi Kappa: Kolosimo e i suoi lettori
Il mensile Pi Kappa, diretto dal Nostro (di cui il titolo riprende le iniziali), nasce nel 1972 sulla scorta del successo dei libri.104 I dodici numeri pubblicati ospitano articoli di archeologia spaziale, pseudo-etnografia, e su argomenti parapsicologici,105 affiancati a pezzi sulla corsa allo spazio e la razzo-missilistica,106 l’ecologia, e a rubriche sulla storia della scienza come « Così inventammo il futuro » tenuta da Piero Bianucci, che pubblicherà poi in « Universo sconosciuto » i suoi primi libri di divulgazione scientifica.107 Ipotesi come quelle sulla visita di astronauti nell’antichità e su mitiche civiltà perdute di cui si afferma la storicità108 sono proposte come vie di mezzo tra il dogmatismo della « scienza ufficiale » che rifiuta tutto ciò che fuoriesce dai paradigmi correnti e così facendo si oppone al progresso della conoscenza, e l’estremismo di « dilettanti, pazzoidi e cialtroni ». Le tesi clipeologiche sarebbero dunque una mediazione tra « le rigide prese di posizione della scienza tradizionale e le audacissime deduzioni degli entusiastici fautori delle “teorie spaziali” ».109 Così le incisioni rupestri del Musiné in Piemonte possono essere messe in relazione con iconografie rinvenute in Egitto, Cipro, Grecia, Asia centrale, Pirenei, Perù e suggerire la visita di « personaggi di origine solare » sulla Terra in epoche remote,110 offrendo queste speculazioni come una posizione mediana che rifiuta quella dei « pontefici »111 della « scienza tradizionale »112 con i loro dogmi da una parte, e le più estreme teorie di « maghi »113 o gli « amici dei dischi volanti »114 dall’altra.115
Resistendo alla tentazione centrifuga di approfondire in questa sede gli sfaccettati contenuti della rivista, che pure meriterebbero una ricerca sistematica, riservo una riflessione al rapporto della testata con i suoi lettori. Pi Kappa rende evidente la grande accensione di interesse creatasi attorno all’opera di Kolosimo in Italia, perché testimonia di una serie di iniziative collegate che nacquero a ridosso della pubblicazione dei libri per sfruttarne il successo sia con gli ovvi risvolti commerciali appetibili per un editore o un autore,116 sia con interessanti risvolti di aggregazione socio-culturale. La rivista dà spazio all’interazione dei lettori attraverso una rubrica di posta introdotta a partire dalla terza uscita,117 invita i lettori a partecipare con le loro scoperte alla raccolta di evidenze fantarcheologiche (un’idea anticipata di qualche mese dal Giornale dei Misteri),118 promuove la formazione di club cittadini e corrispondenze pubblicando annunci,119 organizza « I viaggi di PK » presso Stonehenge e Avery in Gran Bretagna, Petra in Giordania, e in Egitto,120 promuove le attività di una Associazione Studi Preistorici.121 La rivista insomma evidenzia l’esistenza di un pubblico appassionato, desideroso di partecipare e di esplorare il misterioso attorno a sé, come dimostra anche l’ampio spazio che tra i servizi è dedicato ad aree archeologiche e casi italiani, accanto ai materiali che spaziano tra le antiche e nuove civiltà del globo.
Come mai la rivista chiude dopo sole dodici uscite? In mancanza di documentazione d’archivio122 posso offrire un’ipotesi. La casa editrice si era imbarcata nella pubblicazione di un periodico senza nessuna esperienza in questo settore.123 È probabile che si sia trovata a fare i conti con una filiera produttiva molto diversa rispetta a quella dell’edizioni librarie e complessa da controllare, e che le difficoltà e i costi si siano rivelati ingestibili. Significative sembrano di ciò le ricorrenti lamentele di lettori per ritardi nell’arrivo in edicola o a casa su abbonamento.124 Queste decisive difficoltà produttive si collocavano inoltre sullo sfondo di una concorrenza agguerrita: il Giornale dei Misteri nato l’anno prima era edito dal fiorentino Corrado Tedeschi di Firenze che poteva contare su un’esperienza consolidata in edicola tra fumetti ed enigmistica.
Figura 5. Pi Kappa. Cronache del tempo e dello spazio. Mensile di archeologia misteriosa, astronautica, esobiologia, ecologia, parapsicologia. Direttore responsabile Peter Kolosimo, editore Sugar (Milano), anno I, numero 1 (novembre 1972), copertina: una maschera d’oro precolombiana di Calima (Colombia) sullo sfondo di un ammasso stellare nella costellazione dello Scudo. Collezione privata.
11. Cenni conclusivi
In conclusione il sodalizio tra Kolosimo e Sugar/SugarCo ha dato vita a una proposta originale sul mercato editoriale italiano. Questa originalità risiedeva nell’interazione tra la formula creativa di Kolosimo e la confezione editoriale in cui questa formula veniva proposta. Gli scritti di Kolosimo presentavano un peculiare miscuglio di argomenti misteriosi, un cortocircuito temporale tra l’aspetto futuristico degli argomenti spaziali e l’uso dell’archeologia, e con l’immaginazione di civiltà iper-evolute collocate in un remoto passato. Questi elementi presi singolarmente esistevano già – non solo per via di un generalizzato interesse durante gli anni della corsa allo spazio, ma anche perché l’uso fantastico della rovina e dell’archeologia aveva un’antica tradizione che si può far risalire al Sette e Ottocento. Questo contenuto - assemblato in maniera originale da Kolosimo - è stato messo da Sugar in un contenitore specifico, che per primo nelle librerie italiane ha condotto un discorso di collana attorno a questi temi, creando con « Universo sconosciuto » e Pi Kappa una nuova formula e identità editoriale. Le scelte editoriali di Sugar hanno fatto sì che il risultato complessivo fosse maggiore di una mera somma di ingredienti che anche altri stavano già usando.
Ringraziamenti
Un ringraziamento speciale devo a Roberto Labanti ed Edoardo Russo per aver letto una prima versione di questo articolo e avermi offerto suggerimenti e correzioni di inestimabile importanza: nelle note al testo sono dichiarati alcuni debiti particolari, ma più in generale divido con loro qualunque merito questa ricerca abbia (mentre tengo per me sola la responsabilità di qualunque imprecisione e mancanza).
Il paragrafo « Tra corsa allo spazio e suggestioni letterarie » sviluppa alcune riflessioni iniziate in « La vertigine temporale della rovina. Archeologie fantastiche e futuri passati dal Settecento a Peter Kolosimo », in Almanacco della fantarcheologia, a cura di Fabio Camilletti, Bologna, Odoya, 2022: ringrazio di cuore Fabio Camilletti per avermi invitato a contribuire a quel volume.
Questo articolo rappresenta una versione scritta dell’intervento « Kolosimo e Sugar. Editoria, archeologie fantastiche, futuri passati » tenuto in occasione del convegno PK. 100 anni di Peter Kolosimo. La riscoperta di un autore di successo. Inventore di un nuovo filone editoriale, Bolzano, 15 dicembre 2022: ringrazio gli organizzatori del convegno per l’invito a partecipare e per i fecondi scambi avviati in quell’occasione.